Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 2 ottobre 2015

1105 - VI DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

Per comprendere appieno questa parabola del Vangelo secondo Matteo (20,1-16) può essere utile vedere in quale contesto Matteo la colloca: tra la promessa che Gesù fa a quelli che hanno lasciato tutto per seguirlo e il terzo annuncio della passione. Così la parabola si arricchisce di significato: non parla delle diverse chiamate agli operai, piuttosto svela il modo di procedere del Padre. Sappiamo che le parabole sono scritte all’insegna dell’esagerazione : quella degli operai dell’ultima ora, per certi aspetti, è la più sconcertante perché svela il mistero dell’agire di Dio, portandoci al cuore della sua azione.
1. Un contratto “segreto”. Agli operai della prima ora il padrone offre un contratto regolare: «Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna». Con gli altri operai non pattuisce una paga, ma dice: «Quello che è giusto ve lo darò». Ecco la prima sorpresa dell’agire di Dio: si rivela come giusto e subito gli operai, pensando alla maniera umana, avranno iniziato a fare i conti delle ore lavorate. Spesso anche noi facciamo lo stesso con Dio come se egli non ci avesse regalato Gesù. Pensiamo che al nostro agire debba corrispondere una “paga giusta”, ma concepiamo la giustizia con una visione umana senza guardare alla croce di Gesù, spettacolo dell’amore incondizionato del Padre.
2. «Quando fu sera». «Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: «Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi». Sappiamo che tutti gli operai della parabola ricevono la stessa paga. La cosa è sconcertante perché non rispecchia la più ovvia regola di giustizia: ognuno ha diritto di essere pagato per il lavoro che ha fatto. «Quando fu sera»: forse nella parabola indica l’ora di Gesù; con Gesù infatti si “chiude” una storia e ne inizia un’altra: cessa la legge e inizia la grazia. In realtà l’amore di Dio è uno solo e sempre lo stesso, ma con la croce di Gesù diventa definitivamente chiaro che il Padre non agisce secondo la giustizia distributiva (a tutti ciò che è giusto) e neppure secondo la giustizia retributiva (a ciascuno secondo i propri meriti). Giunta la sera, cioè giunto lo svelamento della verità, Dio rivela che nel suo cuore abita solo la giustizia salvifica, cioè il perdono che rende giusti coloro che non potrebbero mai esserlo del tutto.
3. «Amico io non ti faccio torto». Di fronte a questo agire di Dio lo sconcerto è grande e quindi si cerca di correre ai ripari perché non ci siamo fraintendimenti: Dio è certamente misericordioso, ma – attenzione – è anche giusto. Questo è vero: ognuno entra nello specchio della misericordia di Dio con la sua libertà. «Amico io non ti faccio tordo… prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te… Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?». In questa frase c’è tutta la grandezza della misericordia del Padre e la bellezza del cristianesimo. Per essere certi di entrare nella misericordia è necessario avere la gioia del Vangelo e cercare sempre l’ultimo posto. Stando lì si è certi di essere subito notati da Dio e perdonati, cioè resi giusti.
Don Luigi Galli