Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 27 giugno 2015

1080 - V DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Riflessione sul vangelo di Giovanni (12, 35-50)
«Allora la folla gli rispose: “Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come puoi dire che il Figlio dell’uomo deve essere innalzato? Chi è questo Figlio dell’uomo?”». Questa domanda introduce il brano di Vangelo; Gesù ha fatto il suo ingresso festoso in Gerusalemme e queste sue parole esprimono il significato della passione: «Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre». Giovanni si pone la domanda: «Perché molti non capiscono e non accolgono la luce preferendo restare nelle tenebre?». Per Giovanni la luce è Gesù e la sua Parola: «Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire».
Due osservazioni: la prima riguarda il mistero della libertà umana. Di fronte alla grandezza della passione imminente, Giovanni sa che molti non capiranno e non vedranno la gloria di Dio nella Croce di Gesù. Perciò cita Isaia che, usando il linguaggio della sua epoca, attribuisce a Dio la cecità e la durezza del cuore che impedisce agli uomini di comprendere la Rivelazione contenuta nella Croce di Gesù. Noi sappiamo che Dio non acceca e non indurisce il cuore di nessuno; siamo, in realtà, di fronte al grande mistero della libertà umana.
Per poter essere amato da un cuore libero, Dio ha accettato anche l’ipotesi che l’uomo potesse dire di no. Il dramma della nostra libertà è che possiamo chiudere gli occhi e non capire e non amare la Croce di Gesù. Pochi giorni dopo queste parole pronunciate da Gesù, alcuni davanti alla Croce vedranno e diranno di no per “il cuore indurito”, altri vorrebbero dire di sì ma non vedranno. Solo Dio conosce il mistero della libertà degli uomini e sarà il suo cuore di Padre a dire l’ultima parola di perdono: noi non possiamo giudicare nessuno, possiamo solo essere “martiri” della Croce di Gesù.
La seconda osservazione riguarda la luce, che è la Croce. Per non fare un discorso generico sulla luce, dobbiamo tener presente il contesto delle parole di Gesù: egli sta parlando della sua passione imminente. Fa l’annuncio e si nasconde, perché non è ancora giunta la sua ora: «“Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce”. Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro». Ecco il mistero della nostra libertà. Per guardare alla Croce bisogna volerla vedere e per capirla è necessario affidarsi al Mistero che essa manifesta: dalla Croce splenderà la gloria dell’amore del Padre. Non sarà un amore che si impone con gesti clamorosi ed evidenti, di fronte ai quali si è “costretti” a dire di sì; ma il Crocifisso è un amore “visibile” solo da coloro che rinunceranno a dire: «Scendi dalla croce e allora crederemo». Davanti alla luce del Crocifisso si può restare accecati, il percorso della fede cristiana è sempre il passaggio dal buio alla luce. A ciascuno di noi capita la stessa cosa successa a san Paolo, che è rimasto cieco dopo aver visto Gesù; il cammino della fede, a lui come a noi, fa recuperare la vista.
(Don Luigi Galli)