Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 23 agosto 2014

972 - DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

Oggi il Vangelo di Marco 12,13-17 ci offre una meditazione sull’ipocrisia, che Gesù svela. Ci aiuta a riconoscerne il volto e a fuggirne le tentazioni. L’ipocrita – come «gli scribi e gli anziani» e «alcuni farisei ed erodiani» – vuole la morte del fratello, scaricando su di lui la colpa: cerca di «coglierlo in fallo», per condannarlo. Ipocrita è chi fa del male al fratello, ammantandosi nel mantello del bene, del buono, del giusto. Ipocrita è colui che fingendo (credendo) di amare Dio, uccide il fratello, che è figlio di Dio. Non può dire di amare Dio chi uccide il fratello; non può essere Dio quel dio nel cui nome si uccide il fratello, come avviene in Nigeria, e non solo, per mano di integralisti che uccidono nel nome di un impossibile dio. L’ipocrita riveste di complimenti l’odio che lo rode; è gentile nei modi e perverso nei moti del cuore; non crede nelle parole che dice, nelle lodi che ammannisce. L’ipocrita è avvolgente, invitante, come lo fu il primo serpente. L’ipocrita è sempre vigliacco: manda avanti qualcun altro, su cui scaricare ogni colpa, perché dirà sempre: «Non sono stato io. Io non l’ho mai detto». L’ipocrita è menzognero, perché figlio del suo patrigno, il “Principe della menzogna”. L’ipocrita è astuto, sa come porre le domande compromettenti.
In effetti, la domanda che pongono a Gesù è astuta. L’ebreo osservante era tenuto a versare le sue tasse al tempio, o meglio a Dio: per la nascita di un figlio o per l’abbondanza del raccolto o la fecondità degli armenti. L’offerta richiesta (o tassa) era un atto di fede, il riconoscimento che a Dio appartengono la vita e la terra, che Dio benedice e protegge, che lui è il Signore, il Re. La tassa (o offerta) indica a chi sei sottomesso, a chi riconosci il diritto di essere per te guida e pastore. L’offerta (o tassa) si fa a chi riconosci come tua autorità, come colui che opera per il tuo bene e quello di tutti, perché l’autorità è servizio, ha come fine la crescita di chi mi accoglie e mi riconosce come loro autorità. Altrimenti è dittatura. Non ha autorità chi va contro il bene e la verità dell’uomo: questi è solo un tiranno.
Gli ebrei lo sapevano bene. Per questo nel tempio non circolavano monete romane o di altra nazione, ma solo quelle del tempio, distribuite dai cambiavalute, che Gesù aveva cacciato, perché la Casa di Dio non è «spelonca di ladri» (Marco 11,15-19). Gesù aveva citato Isaia (56,1) e Geremia (7,5-10): «Praticate la giustizia; non opprimete l’orfano né la vedova; non spargete sangue innocente». Chi crede in Dio, chi lo riconosce come sua autorità accetta questa legge.
La risposta di Gesù è incisiva: su quella moneta c’è il volto di Cesare e va data a colui cui appartiene. Usare la moneta di Cesare significa accettare che fuori dal Tempio egli sia l’autorità, che opera per la pace e il bene di tutti. Occorre rispettare l’autorità, quando è vera, quando opera per il bene dell’uomo, figlio di Dio. Altrimenti è dittatura.
Mons. Ennio Apeciti