Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 2 agosto 2014

961 - VIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE

In quel tempo. Mentre camminava lungo il mare di Galilea, il Signore Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. (Matteo 4,18-22)
«Mentre camminava». Viene in mente il canto “Vocazione”: «Era un giorno come tanti altri, e quel giorno lui passò». Mi ricorda l’importanza della quotidianità. Gesù ha chiamato quattro persone che stavano facendo il loro solito lavoro. Le cose di tutti i giorni sono il contesto nel quale Dio ci chiama. Non ci sono mai le “solite cose”, perché mentre fai le “solite cose”, quando meno te lo aspetti, ti chiama. Vuoi sapere cosa vuole Dio da te? Fa’ bene ogni giorno il tuo dovere.
Gesù chiama due coppie di fratelli. Chiama a due a due: e li manderà in missione «a due a due» (Luca 10,1). Gesù li chiama a seguirlo per mandarli ad annunciarlo. Li chiama a seguirlo, a stare con lui, a condividere la sua vita per mandarli agli altri. Non c’è vocazione senza missione. La chiamata di Gesù è sempre missionaria. Chi crede veramente in Gesù non ne fa un fatto privato, non lo tiene per sé, ma desidera parlare di lui. Dio non può rimanere nascosto nella coscienza, ma deve infiammare la coscienza di chi lo ama!
Gesù chiama due fratelli, perché, al fondamento della missione che affiderà loro, deve esserci la fraternità. A Gesù non basta chiamare (e mandare) dei compagni, dei colleghi, dei cooperatori. Gesù li vuole fratelli: chi collabora con lui deve essere e agire come fratello e sorella; deve sentirsi legato per il sangue all’altro discepolo (suo fratello), deve condividere con il cuore la vita dell’altra discepola (sua sorella). Per essere veri discepoli ed efficaci testimoni occorre mettere il cuore, costruire relazioni fraterne. Papa Francesco nell’Evangelii gaudium ci ammonisce: «Mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le proprie idee a qualsiasi costo, fino a persecuzioni che sembrano un’implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?» (n. 100).
Gesù chiama dei fratelli che stavano lavorando insieme e lo fanno da sempre. Per questo Luca usa un’inclusione temporale: Pietro e Andrea sono all’inizio (gettavano le reti), Giacomo e Giovanni sono alla fine (le riparavano). Sono capaci di collaborare, di aiutarsi l’un l’altro. A Gesù non basta neppure essere fratelli di sangue o di cuore. A Gesù non bastano i buoni sentimenti. Desidera dei fratelli che collaborano fra loro: non si può gettare la rete in due punti diversi né riparare bene se non si presta attenzione. Occorre la concordia quotidiana nell’azione (gettare le reti) e nell’attenzione (riparare le reti).
In tutte e due le chiamate c’è «subito». Occorre seguire Gesù da fratelli e senza indugio! Si può lasciare tutto, si può partire subito, perché ci si è voluti bene, si è lavorato insieme. Si parte subito, perché non si è soli! Come siamo importanti l’uno per l’altro! Ognuno di noi è sostegno e forza dell’altro. Ognuno riceve forza e sostegno dall’altro, dal fratello, dalla sorella che Dio gli ha posto accanto. Da ognuno riceviamo e a ognuno doniamo ciò, o meglio chi abbiamo nel cuore: Dio per cui esistiamo.
Mons. Ennio Apeciti