Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 30 maggio 2014

943 - 6 DOMENICA DI PASQUA

Ancora una volta ci troviamo davanti a un fatto realmente accaduto. Nel Vangelo di Luca 24,13-35 Luca precisa il nome del villaggio e la sua distanza da Gerusalemme, così come il nome di uno dei due discepoli, Cleopa. Questi doveva essere conosciuto dalla comunità dei primi cristiani e forse era ancora vivo al tempo in cui Luca scrive. Luca stesso quasi invita ad andare da lui per sentire dalla sua viva voce di quell’incontro meraviglioso. 
I due discepoli sanno tutto: che Gesù di Nazareth era «profeta potente», che la sua parola era convincente e confermata da «opere», cioè da segni prodigiosi; che è stato crocifisso per volontà «dei capi»; che quella mattina alcune donne erano andate al sepolcro e avevano avuto «una visione di angeli», che dicevano che egli era vivo e alcuni discepoli erano corsi al sepolcro e avevano confermato le parole delle donne, ma «non lo avevano visto». Anche il terzo giorno, di cui loro stessi parlano, era un segno evidente: il terzo giorno Dio si era manifestato a Mosè sul Monte Sinai (cfr Esodo 19,16); il terzo giorno Abramo era giunto alla montagna, per sacrificare il figlio Isacco e scoprire che, in realtà, Dio voleva mettere alla prova la sua fede prima di benedirlo (cfr Genesi 22,4); tre giorni Giona era rimasto nel ventre del pesce (Giona 2,1).
E conoscevano le parole del profeta Osea: «Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo giorno ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza. Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l’aurora» (Osea6,1-3). Quante volte ci accade di sapere cosa si debba fare o dire, ma non ci decidiamo mai!
Perché, dunque, tornano a casa? La risposta è in tre verbi: «Conversavano e discutevano» e «speravamo che fosse lui». Sanno tutto, ma hanno perso la speranza, perché non si sono fidati della voce delle donne, di coloro che a quel tempo erano ritenute persone “inferiori”. E forse si influenzavano l’uno con l’altro nel pessimismo invece che incoraggiarsi a fidarsi di quelle donne. Quante volte l’annuncio dipende dalla stima che abbiamo per gli altri! Quante volte l’annuncio dipende da noi: se siamo convinti, convinciamo; se siamo incerti, mettiamo in crisi; se ci crediamo, anche la gente ci crede!
Ma Gesù ha visto i loro volti tristi, ha sentito i loro cuori scoraggiati e li accompagna come un amico, perché Dio non ama vederci tristi. Essi stessi diranno che il loro cuore ardeva, bruciava di gioia quando lo ascoltavano, dopo che egli li aveva esortati ad aprirgli i loro cuori, a parlargli. Senza saperlo, forse, essi avevano pregato come desidera Dio: la preghiera non è un parlare con il cuore a Dio che ci è Padre e Fratello e Amico? E provare gioia nell’ascoltarlo?
Mons. Ennio Apeciti