Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 12 gennaio 2013

765 - IL BATTESIMO DEL SIGNORE

Il Battesimo di Gesù - Gubbio 
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La prima domenica dopo il sei gennaio è dedicata alla celebrazione del Battesimo del Signore come “epifania” o manifestazione delle Tre Divine Persone e di Gesù quale Figlio Unico di Dio e salvatore del mondo. 
Con questa festa si conclude il tempo liturgico di Natale e prende quindi avvio quello “Dopo l’Epifania”. 

Nella prima parte del brano di Luca 3,15-16.21-22, nei vv. 15-16, si parla dell’attesa del popolo riguardante il compimento della promessa di Dio relativa all’invio del Messia identificabile, in un primo momento, nel Battista (v. 15). La sua risposta instaura un parallelo tra sé stesso e colui che deve venire, identificato come il «più forte», infinitamente superiore a Giovanni perché battezza non con acqua, ma «in Spirito Santo e fuoco» (v. 16). La seconda parte (vv. 21-22) descrive ciò che avviene dopo il battesimo di Gesù, che l’Evangelista coglie in preghiera. Qui si parla del cielo che si apre, sembra per far discendere su Gesù lo Spirito Santo (cfr. Isaia 63,7.19-64,11), la cui presenza è visibile e tangibile attraverso la colomba (cfr. Cantico dei Cantici 2,14; 5,2; 6,9). Infine, si ode una voce provenire dal cielo, vale a dire Dio stesso, che proclama Gesù come «il Figlio mio» (cfr. Isaia 42,1; Salmo 2,7); «l’amato» (cfr. Genesi 22,2.12.16) nel quale risiede la benevolenza divina. 
La festa odierna, in sintonia con le antiche tradizioni liturgiche, è da considerare come la principale degli eventi epifanici citati nel canto Alla Comunione della solennità del sei gennaio: «Oggi la Chiesa si unisce al celeste suo sposo che laverà i suoi peccati nell’acqua del Giordano. Coi loro doni accorrono i Magi alle nozze del Figlio del Re, e il convito si allieta di vino mirabile. Nei nostri cuori risuona la voce del Padre che rivela a Giovanni il Salvatore: “Questi è il Figlio che amo: ascoltate la sua parola”». 
Il battesimo di Gesù, a ben guardare, è effettivamente l’evento “epifanico” per eccellenza, in quanto risultano in esso coinvolte le Tre Divine Persone, delle quali la preghiera liturgica ambrosiana ama mettere in luce il rispettivo ruolo a partire da Dio che in esso ha «manifestato il Salvatore degli uomini» e si è rivelato «padre della luce» (Prefazio I). 
Il Padre dunque è il protagonista di ciò che avviene sulle rive del Giordano, accompagnando «con segni mirabili il lavacro del Salvatore al Giordano, principio del nostro battesimo» (Prefazio II). È lui, infatti, ad aprire il cielo mentre Gesù si immergeva nelle acque, che vengono così consacrate portando egli in sé la pienezza dello Spirito Santo disceso «sopra di lui… in forma corporea di colomba» (Vangelo: Luca 3,22). 
Ed è ancora il Padre a far udire la sua voce, che rivela Gesù quale Figlio: «Il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (v. 22). Ed è proprio la solenne proclamazione e indicazione di Gesù come “il Figlio”, quello “Unico”, quello “amato”, il vertice della rivelazione trinitaria al Giordano. 
In lui si adempie la parola profetica relativa al popolo d’Israele, costituito da Dio «testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni» (Lettura: Isaia 55,4). Gesù, dunque, è il testimone, ossia il rivelatore ultimo e definitivo di Dio e punto di convergenza attorno al quale nei disegni divini i popoli e le nazioni tutte della terra sono destinate a radunarsi. 
Si tratta di un mirabile progetto ideato nel cuore della Trinità e ora visibile e riscontrabile nettamente nel Figlio Unico, mandato nel mondo a portare il “compiacimento”, ovvero la benevolenza di Dio del quale egli è detentore e dispensatore (cfr. Luca 3,22). 
In lui l’umanità intera, che ancora oggi si presenta divisa e lacerata, è destinata a diventare «una cosa sola» (Epistola: Efesini 2,14) in quanto «egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini» (v. 17). 
I vicini sono, per l’Apostolo, gli appartenenti al popolo d’Israele, mentre i lontani sono i popoli pagani. Due “popoli” ostili, irriducibilmente nemici, che «per mezzo della sua carne» (v. 14), l’umanità cioè del Figlio di Dio, diventano, appunto «una cosa sola», diventano amici. 
Viene così aperta una prospettiva di ricomposizione dell’umanità in «un solo uomo nuovo» che è, appunto, il Signore Gesù, anzi: «in un solo corpo» (v. 16), che è quello formato da lui e dall’intera umanità che ascolta la sua parola. Di tutto ciò i credenti cominciano a fare reale esperienza nella partecipazione ai sacramenti pasquali del Battesimo e dell’Eucaristia. 
L’acqua del Battesimo, da Dio benedetta mediante la santificazione dello Spirito, cancella l’antica condanna, «offre ai credenti la remissione di ogni peccato e genera figli di Dio, destinati alla vita eterna», sicché quanti «erano nati secondo la carne, camminavano per la colpa verso la morte; ora la vita divina li accoglie e li conduce alla gloria dei cieli» (Prefazio). Gloria che consiste esattamente nella rigenerazione a figli di Dio! 
Partecipando, quindi, alla mensa eucaristica del Corpo e del Sangue del Signore, «sacrificio perfetto che ha purificato il mondo da ogni colpa» (Orazione Sui Doni), osiamo domandare al Padre del cielo di renderci «fedeli discepoli del tuo Figlio unigenito perché possiamo dirci con verità ed essere realmente tuoi figli» (Orazione Dopo la Comunione). 
Saremo allora credibili e convincenti nel proclamare con fede gioiosa il contenuto salvifico dell’Epifania al Giordano: «Tutto il mondo è santificato nel battesimo di Cristo e sono rimessi i nostri peccati» e nell’invitare gli uomini del nostro tempo: «Purifichiamoci tutti nell’acqua e nello Spirito» (Canto Alla Comunione) per rinascere come figli e membra di un unico Corpo abitato dall’unico Spirito, quello del Figlio di Dio. 
Alberto Fusi