Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 3 agosto 2012

711 - X DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Il brano parla della presenza e dell’attività di Gesù nel Tempio che rappresenta la meta finale del suo ingresso messianico in Gerusalemme (Matteo 21,1-11). Nella prima parte (vv. 12-13) viene descritto il gesto del Signore relativo alla purificazione del Tempio con la cacciata di tutti quelli che vendevano e compravano (v. 12); un gesto che trova la sua spiegazione nella citazione scritturistica del v. 13 (cfr. Isaia 56,7; Geremia 7,11) che allude a quanto era stato annunciato dai profeti in ordine alla purificazione del Tempio da parte del Messia (cfr. Malachia 3,1-3). La seconda parte, vv. 14-16, riferisce dell’attività di guarigione effettuata da Gesù nel Tempio (v. 14) e della reazione ostile dei capi del popolo a proposito dell’acclamazione dei fanciulli che avevano accompagnato il suo ingresso in Gerusalemme (vv. 15-16). Con la loro acclamazione essi riconoscono in Gesù che guarisce i ciechi e gli storpi il Messia che sarebbe uscito dalla casa di Davide secondo le divine promesse. Anche in questo caso la risposta del Signore è presa dalla Scrittura e precisamente dal Salmo 8,3 nel quale si afferma che, sorprendentemente, sono i neonati e i bambini a riconoscere e a celebrare le meraviglie di Dio.
In questa domenica viene posta in luce una delle realtà tra le più importanti nella storia e nella vita del popolo d’Israele: il Tempio di Gerusalemme costruito e dedicato a Dio dal re Salomone, figlio di Davide.
La sua costruzione, voluta fortemente da Davide e da lui preparata, fu effettivamente intrapresa e condotta a termine da suo figlio Salomone, il più splendido dei re di Israele. Egli infatti lo inaugurò affermando: «Ho voluto costruirti una casa eccelsa, un luogo per la tua dimora in eterno» (Lettura: 1Re 8,13). Si trattava in effetti di una delle meraviglie del mondo antico e rappresentava il cuore e il centro unificante per tutti gli Ebrei. In esso, infatti, sapevano di incontrare Dio stesso che era sceso a prenderne possesso con la «nube che riempiva il tempio del Signore» (v. 10) quella stessa nube che garantiva la presenza liberante e protettiva di Dio al suo popolo in cammino nel deserto verso la terra della promessa (cfr. Esodo 13,21-22; 33,9-10; 40,34-35).
La pagina evangelica, con i gesti e le parole dette dal Signore in occasione del suo ingresso messianico in Gerusalemme e concluso proprio nel Tempio, fa capire che nell’evento in essa narrato viene portato a compimento ciò che era mirabilmente annunziato nella magnifica costruzione di Salomone.
Questa, infatti, preludeva a un nuovo Tempio, non più costruito dall’uomo, vera e definitiva dimora di Dio non solo in mezzo al suo popolo Israele bensì fra tutte le genti. Si tratta di Gesù, l’Unigenito suo Figlio venuto nel mondo a stabilire la comunicazione e la comunione tra Dio e l’uomo cosa questa, che può avvenire soltanto in lui e attraverso di lui e a rendere presente nel mondo Dio stesso come liberatore, protettore e salvatore.
Il testo evangelico, a tale riguardo, sottolinea come, proprio nel Tempio, Gesù si prende cura di ciechi e storpi che a lui si avvicinavano (Vangelo: Matteo 21,14), facendo intendere, in tal modo, il senso della sua missione messianica: purificare, guarire l’uomo da tutto ciò che lo ferisce, lo degrada e lo porta alla rovina, perché risplenda a sua volta come abitazione e tempio di Dio.
Non a caso l’Apostolo Paolo esorta i credenti, che nella fede e nel battesimo sono stati santificati, a non aver più niente a che fare con l’iniquità, con le tenebre, con Beliar, con gli idoli in quanto: «Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente» (Epistola: 2Corinzi 6,16b).
Mentre ci accostiamo al Signore Gesù Cristo, presenza viva di Dio Padre, che vuole camminare con noi suo popolo, lasciamo che lui ci purifichi anche energicamente da «ogni macchia della carne e dello spirito» (v. 7,1b) portando così a compimento la nostra santificazione che fa di noi tutti la sua dimora preferita e amata.
A. Fusi