Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 27 luglio 2012

708 - IX DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Il testo di Marco 8,34-38 riporta alcuni insegnamenti rivolti da Gesù alla folla e ai suoi discepoli riguardanti essenzialmente l’esigenza della fedeltà nella sequela. Il v. 34 elenca tre condizioni quali il rinnegare se stesso; il prendere la croce ossia essere pronto ad accettare le conseguenze più dure della fedeltà e, infine, la perseveranza nel seguire e nello stare con lui. Segue al v. 35 l’importante detto relativo al salvare e al perdere la propria vita, che comporta non solo la fine dell’esistenza, ma anche la fine della realtà più autentica dell’uomo. Questa potrà sopravvivere al di là della morte grazie alla fedeltà a Gesù e al suo Vangelo. I vv. 36-37 rappresentano quasi un commento al versetto precedente ponendo al di sopra dell’interesse dell’uomo la salvezza della propria vita! Il brano si conclude al v. 38 con la prospettiva del giudizio finale di riprovazione per coloro che, nella loro esistenza, hanno rifiutato Gesù e si sono vergognati di lui e del suo Vangelo.
Un posto privilegiato tra i personaggi dell’Antico Testamento che preparano la venuta e la missione del Signore Gesù va certamente assegnato a Davide, successore di Saul nella guida di Israele quale re, e depositario delle divine promesse riguardanti il suo regno destinato a durare per sempre e la sua discendenza da cui Dio avrebbe suscitato il Messia.
Il passo della Lettura presenta Davide oramai saldo sul suo trono e desideroso di introdurre a Gerusalemme, la capitale del regno, l’Arca dell’alleanza, segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Il testo biblico coglie il re tutto intento a onorare Dio esprimendo con la danza la sua fede, il suo amore e tutta la gioia per la certezza della sua presenza e benefica vicinanza.
Egli, perciò, non trova disdicevole né umiliante per la sua funzione regale «danzare con tutte le sue forze davanti al Signore... cinto di un efod di lino» (Lettura: 2Samuele 6,14), cosa questa che gli attira il «disprezzo in cuor suo» di sua moglie (v. 16).
In tutto ciò Davide, pronto ad abbassarsi ancora di più (v. 22) per manifestare la sua fede e obbedienza a Dio, è figura profetica del Signore Gesù che, venendo a noi dal Cielo, si è “abbassato” assumendo la nostra stessa realtà umana fino alla morte obbrobriosa sulla Croce.
In essa, come dichiara l’Apostolo, che concentra e ricapitola in sé tutto ciò che è stolto, debole e ignobile e nulla per il mondo, si manifesta la superiore sapienza e potenza divina capace di «ridurre al nulla le cose che sono» (Epistola, 1Corinzi 1,28) e di recare invece «giustizia, santificazione e redenzione».
Coerentemente a ciò che Gesù ha fatto e poi ha insegnato, egli chiede espressamente a chi intende farsi suo discepolo di seguirlo sulla via dell’abbassamento ossia della disponibilità a «prendere la propria croce» condividendo il destino del Signore fino al rinnegamento di sé e, dunque, ad andare incontro alla morte così come alla scarsa considerazione di quanti, accogliendo la mentalità di questo mondo fondata sul potere, il successo, il dominio e l’orgogliosa autoaffermazione, seguono Mical, moglie di Davide, nell’atteggiamento di repulsione e di vergogna che li chiude, però, in una sterilità improduttiva (2Samuele 6,23).
Accogliendo le parole del Signore che, proprio nella celebrazione della sua passione e morte, ha voluto rendere perenne il suo abbassamento fino a «perdere la sua vita» per noi, ci sentiamo trafiggere intimamente in quanto colpiscono al cuore ciò che abbiamo di più caro: la nostra vita ossia l’amore esclusivo e smodato di sé che ci porta a vantarci, a ergerci, cioè, persino davanti a Dio e a cercare in tutti i modi di crescere nell’affermazione del nostro io, costi quel che costi.
Il rimedio contro questa pretesa e questo vanto che si fonda davvero sul “nulla” ci è dato nell’ascolto umile e sincero della Parola e soprattutto nel ricevere con piena consapevolezza il pane eucaristico che è il Corpo esanime del Signore nel quale è posta la potenza divina che da peccatori ci fa giusti, da estranei a Dio ci fa santi, da prigionieri e schiavi del potere delle tenebre ci fa liberi.
Perseveriamo, pertanto, nella sequela del Signore e nella progressiva spogliazione del nostro io perverso consapevoli che, dall’accettazione del nostro abbassamento, dipende il fiorire in noi della vita senza tramonto. Questa, peraltro, è la concreta testimonianza di vita che ogni fedele deve dare agli uomini del nostro tempo irretiti da una sapienza e da una forza mondane che, perciò, portano e riducono tutto al nulla (cfr. 1Corinzi 1,28) chi a esse si affida. Ci accompagni in questo cammino la preghiera che insieme abbiamo innalzato al Cielo Allo Spezzare del Pane:«Buono è il Signore con chi a lui si affida, si dona al cuore che lo ricerca. Chi si crede ricco è misero e patisce la fame, chi cerca il Signore non manca di nulla».
A. Fusi