Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 19 maggio 2012

688 - DOMENICA DOPO L'ASCENSIONE

Il brano di Giovanni 17,11-19 è preso dalla grande preghiera rivolta da Gesù al Padre, in presenza dei suoi discepoli, radunati con lui in quell’ultima cena che precede la sua morte che lo porta fuori dal “mondo”, inteso come ambiente ostile e pericoloso nel quale essi dovranno rimanere.
Di qui la richiesta al Padre di custodire i discepoli e di rafforzarli in ciò che ha trasmesso: «perché siano una cosa sola» sul modello dell’unità del Padre e del Figlio (v. 11).
Il v. 12 illustra il significato profondo della custodia dei discepoli da parte di Gesù e, da ora, da parte del Padre: è la loro conservazione nella comunione di vita con il Padre che egli ha dato ai suoi con il dono della sua vita, perché non succeda anche ad essi di fare come Giuda, il “figlio della perdizione”.
Il Signore, perciò, chiede di nuovo al Padre di proteggere i suoi che sono nel mondo e che possano sperimentare la sua gioia nel ritornare a lui (v. 13).
I vv. 14-19 evidenziano il contrasto mondo/discepoli che replica quello tra Gesù stesso e il mondo. Di qui la sua preghiera al Padre di proteggere la sua comunità dall’odio del mondo che non li riconosce suoi e soprattutto dal Maligno, vale a dire dell’avversario di Dio e del suo Cristo, che Gesù ha sconfitto sulla Croce (vv. 14-16).
Dal v. 17 al v. 19 la preghiera chiede al Padre di consacrare, ovvero di santificare i discepoli nella verità dal momento che essi sono equipaggiati con la Parola trasmessa loro proprio da Gesù. Forti della custodia di Dio, i discepoli penetrati dalla sua Parola, sono addirittura mandati nel mondo come Gesù è stato mandato nel mondo dal Padre. Un mandato che li impegna a proseguire la sua stessa missione.
La lettura evangelica ci fa toccare con mano l’amore del Signore per la sua Chiesa alla quale, come abbiamo appena ascoltato nel Vangelo, è affidato il compito di proseguire la sua opera di salvezza del mondo. Per questo essa dovrà dedicarsi interamente all’annunzio della verità, ossia del Vangelo, e all’attuazione concreta della salvezza da lui operata nella sua Pasqua e così espressa nella preghiera del Prefazio: «Per riscattare la famiglia umana il Signore Gesù si degnò di nascere in mezzo a noi e vinse il mondo con il suo dolore e la sua morte. Risorgendo nella gloria, ci riaprì il cammino della vita eterna e nel mistero della sua ascensione ci ridonò la speranza di entrare nel regno dei cieli». È questo l’impegno primario e irrinunciabile della Chiesa e di ogni discepolo del Signore. Un impegno che incombe su tutti in questi giorni segnati da disinteresse, da apatia, da indifferenza se non da vera e propria ostilità in ordine al credere e dalla crescente difficoltà per noi nel comunicare la gioia della fede nel Risorto. Eppure siamo fermamente convinti che il mondo, l’umanità, la storia hanno nel Signore Gesù l’unica vera possibilità di riscatto dal potere del male che le divora e soprattutto la reale possibilità di camminare con lui sulla via della vita e di nutrire ferma speranza di entrare in quel regno dei cieli di cui la Chiesa qui in terra è autentico segno e anticipo. Nella sua preghiera, perciò, Gesù, che sta per tornare al Padre, lo supplica perché sia lui a proteggere e a custodire la sua comunità che deve proseguire la missione in un ambiente ostile qual è il mondo dell’incredulità e del peccato, che farà di tutto per distruggere l’opera dei suoi.
D’altra parte, l’ostilità del mondo e del principe di questo mondo è stata avvertita dal Signore stesso e dalla cerchia dei suoi fratelli e intimi amici quali sono i dodici Apostoli. Uno di essi, infatti, si fece addirittura la «guida di quelli che arrestarono Gesù» (Lettura: Atti degli Apostoli 1,16). Noi sappiamo che il Padre ha esaudito la preghiera del Signore con l’invio dello Spirito Santo che è potenza e forza divina capace di mantenere la purezza della verità della fede nel Figlio di Dio venuto nel mondo per la salvezza di tutti e così cantata nell’inno liturgico dell’Epistola paolina: «Egli fu manifestato in carne umana e riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto dagli angeli e annunciato fra le genti, fu creduto nel mondo ed elevato nella gloria» (1 Timoteo 3,16). Il medesimo Spirito gonfia ancora oggi i cuori dei discepoli e li spinge, nella partecipazione al Corpo e al Sangue del Signore, a perseverare nella comunione con lui e dunque con il Padre, divenendo così «una sola cosa» (Giovanni 17,11). Questa sublime esperienza, che è alla portata di tutti i credenti nella celebrazione dell’Eucaristia, scaccia dal loro animo ogni paura, ogni turbamento, ogni scoraggiamento e li rassicura sul fatto che Dio «non desiste dal prendersi cura di quanti sostiene e rianima con la certezza del suo affetto di Padre» (Orazione All’Inizio dell’Assemblea Liturgica). 
A. Fusi