Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 4 maggio 2012

685 - V DOMENICA DI PASQUA

Il brano di Giovanni (17,1b-11) che avvia la preghiera di Gesù e che occupa il capitolo intero, conclude la narrazione dei gesti e delle parole del Signore in quella che è chiamata “l’ultima cena” con i suoi apostoli (Giovanni 13-17). Qui, in realtà, siamo di fronte all’ultimo colloquio di Gesù con il Padre avviato dal suo gesto assai significativo di alzare gli occhi al cielo (v. 1).
In particolare i vv. 1-5 sono incentrati su quanto Gesù ha compiuto nel mondo su incarico del Padre e sulla conseguente richiesta di essere glorificato, ossia di essere reintegrato nella sua condizione divina; cosa, questa, che coinciderà con l’ora della sua morte.
Nei vv. 6-11a lo sguardo di Gesù si allarga «agli uomini che mi hai dato dal mondo», ossia ai credenti. Di essi viene sottolineata la simultanea appartenenza al Padre e a lui stesso (vv. 6-8) e, dunque, l’intervento a loro favore presso il Padre considerando che oramai lui, avviato alla glorificazione, non è «più nel mondo» mentre «essi sono nel mondo» (vv. 9-11).
Questa domenica è orientata al compimento della Pasqua nel mistero dell’Ascensione del Signore. Il suo ritorno al Padre mentre segna un ulteriore stadio della sua esaltazione sulla Croce, segna d’altra parte una nuova situazione per i discepoli del Signore stesso. Questi, d’ora in poi, non lo avranno più fisicamente ma, attraverso il dono dello Spirito che «conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio» (Epistola: 1Corinzi 2,10b), potranno “conoscere”, ossia penetrare e sperimentare in pienezza ciò che Dio ha loro donato nel suo Figlio!
Si tratta di una realtà che riguarda ogni credente, ognuno di noi che formiamo oggi la sua Chiesa nata dalla Pasqua di morte e di risurrezione del Signore, nella quale culmina l’“opera” che il Padre gli ha dato da compiere mandandolo nel mondo.
È bene aver chiaro nel nostro cuore e nella nostra mente che quanti giungono alla fede vengono messi da Dio, al quale appartengono, nelle mani del Figlio il quale, tramite il suo Vangelo, ha “manifestato” ad essi il “nome”, ossia la realtà stessa di Dio in nessun modo conoscibile dai «dominatori di questo mondo» (1Cor 2,8).
Ed è proprio questo essere simultaneamente di Dio e del Figlio il punto di appoggio della comunità del Signore lungo i secoli. Essa sa di essere custodita dal Padre pur vivendo nell’ambiente ostile qual è il “mondo” e, di conseguenza, può serenamente attraversare i secoli.
La celebrazione eucaristica è l’ambiente nel quale avvertiamo la verità del dono della vita eterna che il Signore ci ha dato nella sua Pasqua. È la vita che ci viene elargita nella partecipazione al pane e al vino della mensa eucaristica nella quale la sperimentiamo come comunione con il Figlio e, in lui, con il Padre e possiamo così allietarci «dell’eterno destino di gloria che ci è stato donato nel Signore Risorto» (Prefazio).
La celebrazione, inoltre, è l’ambiente nel quale l’ascolto delle Scritture, rese a noi intelligibili dallo Spirito Santo, ci offre l’opportunità di vedere come tutta la storia della salvezza che si dispiega a partire dall’apparizione del «Dio della gloria» ad Abramo (Lettura: Atti degli Apostoli) fino alla liberazione dall’Egitto e alla costruzione del Tempio, preannunciava in realtà «la venuta del Giusto», ossia del Signore Gesù, il Figlio di Dio. Una “storia” nella quale sappiamo di essere coinvolti in prima persona sperimentandone gli effetti salutari sul mondo intero.
A. Fusi