Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 20 aprile 2012

679 - III DOMENICA DI PASQUA

Il brano di Giovanni 14,1-11a  fa parte del cosiddetto “discorso di addio” (Giovanni 13,33-14,31) rivolto da Gesù ai suoi discepoli nel contesto dell’ultima cena per prepararli all’evento della sua morte e per affidare ad essi le consegne decisive. Dopo aver esortato i suoi a non turbarsi di fronte a ciò che sta per succedere e a credere (v. 1), Gesù introduce il tema del suo ritorno al Padre (vv. 2-3) e della “via” che conduce a lui (v. 4). I vv. 5-6 riportano il dialogo con Tommaso a proposito della “via” mentre i vv. 7-9 conducono all’effermazione: «Chi ha visto me ha visto il Padre», che giustifica l’appello finale a credere in lui (v. 11).
La partecipazione alla celebrazione eucaristica, attuazione della Pasqua, è l’ambiente più idoneo per crescere nell’esperienza del Risorto e riconoscere in lui la “via” che conduce a ciò che, in verità, ogni uomo desidera dal più profondo: “dimorare” presso Dio, il Padre! Tale esperienza è propiziata e fondata sull’ascolto ecclesiale delle Divine Scritture e in primo luogo del Vangelo, nel quale ci parla il Risorto e al quale poniamo tutta la nostra attenzione piena di fede. Egli spalanca l’orizzonte dei suoi indicando «nella casa del Padre mio» la sua destinazione che sarà anche la loro (vv.2-3).
Il Signore inoltre spiega come si può giungere fino al Padre introducendo l’immagine della “via”, ben nota nelle Scritture per indicare l’orientamento scelto o da scegliere per la propria esistenza (vv.4-6). All’iniziale non comprensione dei discepoli, evidenziata con la domanda di Tommaso (v.5), Gesù viene incontro con la solenne dichiarazione sulla sua identità: lui che è la “verità”, ossia la rivelazione piena e definitiva di Dio, e la “vita”, è l’unica “via” data agli uomini per accedere a Dio (v. 6).
Ad essa fa seguito un’altra decisiva parola di autorivelazione: «Chi vede me, vede il Padre», come a dire: si giunge a Dio per la “via” che è Gesù e si arriva all’esperienza e alla relazione filiale con Dio, espressa dai verbi conoscere e vedere, conoscendo e vedendo Gesù, ossia entrando in intimo rapporto di fede con lui che è il Figlio! (vv. 7-9).
Con questo viene superata, nella domanda di Filippo «Mostraci il Padre» (v. 9), la domanda e l’anelito del cuore umano a conoscere e a vedere Dio. Egli si fa conoscere e si fa vedere nel suo Figlio, Gesù di Nazaret, il Crocifisso! Il Risorto! In lui infatti abita Dio, il Padre, e lui, il Figlio, abita in Dio, il Padre (vv. 10-11): lui e il Padre sono una cosa sola! Di conseguenza ciò che il Signore dice sono le parole che il Padre, dimorando in lui, dice.
Le solenni parole di autorivelazione del v.6 e del v.9, al centro dell’odierno brano evangelico, trovano la loro evidente attuazione nella Pasqua di morte e di risurrezione. Il Crocifisso Risorto, pertanto, è la “via” unica data agli uomini per giungere a Dio, ossia alla salvezza e, più ancora, alla conoscenza di Dio, ovvero alla relazione intima e filiale con lui.
Il Signore Gesù, inoltre, nella sua Pasqua, offre al mondo intero di vedere Dio, di vedere cioè il Padre che è il vero, profondo, insopprimibile desiderio del cuore dell’uomo!
Il Signore Gesù Crocifisso e Risorto, pertanto, è «il mistero nascosto da secoli e da generazioni» la cui gloriosa ricchezza Dio ha deciso di far conoscere in mezzo alle genti (Epistola: Colossesi 1,26-27) con l’annunzio degli Apostoli, testimoni della sua Pasqua, esteso nei secoli dalla Chiesa, la comunità dei credenti.
Credere in lui, pertanto, significa come spiega Paolo al carceriere di Filippi «essere salvo» (cfr. Lettura: Atti 16,31) e dunque non soltanto liberato dall’oppressione del male, ma già stabilito nella casa del Padre per sperimentare la partecipazione alla perenne comunione di vita con lui e con il Figlio.
Di tutto ciò si fa interprete l’orazione All’Inizio dell’Assemblea Liturgica nella quale, dopo aver chiesto a Dio di ravvivare sempre di più nella Chiesa «i desideri che tu le hai suscitato nel cuore», così si prega: «Rendi più certa la nostra speranza; così i tuoi figli potranno aspettare con fiduciosa pazienza il destino di gloria ancora nascosto ma già contemplato senza ombra di dubbio dagli occhi della fede» e già posseduto nella partecipazione al Corpo e al Sangue del Signore, «sorgente e certezza della gioia senza fine» (Dopo la Comunione).
A. Fusi