Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 3 febbraio 2012

649 - V DOMENICA DOPO L'EPIFANIA

Il brano evangelico di Matteo 15,21-28 oggi proclamato fa seguito alla discussione sulle tradizioni farisaiche e in particolare sull’insegnamento di Gesù circa ciò che è da considerarsi puro o impuro secondo la Legge (15,10-20). Risulta ambientato fuori Genèsaret, sulla strada verso Tiro e Sidone, due città in territorio fenicio e, dunque, pagano, così com’è pagana la donna cananèa che va incontro a Gesù, sorprendentemente denominato con l’appellativo messianico “figlio di Davide” (v. 22) e al quale chiede pietà per la propria figlia.
La reazione di Gesù è di completa indifferenza, diversamente dai suoi discepoli che lo invitano a intervenire liberandosi così dal suo fastidioso gridare (v. 23). Nella sua risposta Gesù dichiara l’ambito della sua missione messianica: le «pecore perdute della casa di Israele» (v. 24).
I vv. 25-28 riportano il dialogo tra la donna cananèa che manifesta la sua fede con l’avvicinarsi e il prostrarsi davanti a Gesù e questi che ribadisce la destinazione della sua opera di salvezza e di vita, significata dal pane, ai soli membri del popolo d’Israele (cioè i figli) con l’esclusione quindi dei pagani (i cagnolini) (v. 26).
La fede della donna è così forte che dice la sua convinzione che la salvezza, paragonata a un banchetto, è così sovrabbondante che chiunque potrà trarre beneficio, fossero soltanto briciole (v. 27). Gesù non può che prendere atto della fede della donna cananèa ed esaudirla.
A partire dalla solennità del 6 gennaio e per tre domeniche l’ascolto delle Scritture ci ha condotti a penetrare nel grande evento epifanico rappresentato dalla venuta nel mondo di Gesù, il Figlio Unigenito di Dio. Tale ascolto ci ha permesso di comprendere che quella venuta avviene secondo i prestabiliti disegni divini gradualmente rivelati e attuati negli eventi e nei personaggi dell’Antico Testamento.
L’ascolto ci ha dato modo di contemplare in Gesù il Figlio Unico, amato dal Padre, portatore dello Spirito, lo Sposo che unisce a sé la sua Sposa, la Chiesa, alla quale trasmette la sua stessa vita nel banchetto del suo Corpo e del suo Sangue. In questa domenica viene ulteriormente sviluppato il messaggio racchiuso nell’adorazione del Bambino da parte dei Magi, rappresentanti e primizia di tutte le genti che, per la fede, giungono a credere nel Signore Gesù.
L’Epifania apre i nostri cuori a uno scenario davvero esaltante e che fa salire spontanea la lode, l’adorazione e il ringraziamento a Dio che è autore nel Figlio di un disegno mirabile sintetizzato nel ritornello al Salmo 86 (87) oggi proclamato: «Verranno tutti i popoli alla città del Signore». Un simile disegno e progetto è già annunziato dai profeti che parlano dell’accorrere nel Tempio di Gerusalemme, dove Dio «poggia i suoi piedi» (Lettura: Isaia 60, 13-14), di gente prima ostile e nemica.
In ciò è messa in luce l’inesauribile ricchezza e grandezza della salvezza offerta da Dio a tutti indistintamente, sia ai meritevoli della sua ira e della perdizione sia a quelli meritevoli della sua grazia. E questo senza alcuna distinzione di razza, lingua e appartenenza (Epistola: Romani 9, 21-26). Unica condizione richiesta è credere che la salvezza, dono del tutto gratuito della misericordia di Dio, è offerta nella persona di Gesù, il suo Figlio.
La donna cananèa che, pur pagana, dice parole e fa gesti espliciti di chiara fede in Gesù, rappresenta l’avverarsi del volere di Dio che chiama tutti, in Cristo, alla salvezza come partecipazione della sua Vita. Pur non appartenendo al popolo dei “figli”, vale a dire d’Israele, essa riconosce in Gesù il “figlio di Davide”, il Messia portatore di tutti i doni di salvezza e a lui si rivolge con incrollabile fiducia sapendo che, comunque, potrà almeno usufruire di una “briciola” dalla tavola di salvezza da lui imbandita.
Ora questa tavola di salvezza, imbandita per tutte le genti, è efficacemente annunziata nel nostro raduno liturgico e specialmente nel banchetto eucaristico del Corpo e del Sangue del Signore. In esso egli riversa su quanti vi partecipano l’abbondanza senza misura di quei doni salvifici destinati in verità a tutti gli uomini, ai quali Dio ha liberamente deciso di usare misericordia.
Sedendoci alla mensa del banchetto eucaristico teniamo di conseguenza ben viva la consapevolezza che ad esso sono chiamati tutti, a cominciare da quelli che ai nostri occhi possono essere considerati nemici, oppressori (cfr. Lettura, Isaia) o votati alla perdizione (“cani” come la donna cananèa).
Perciò mentre riceviamo la pienezza della salvezza divina domandiamo con umile convinzione che alla verità dello sguardo di Dio «non abbiamo mai ad apparire indegni e ingrati dei benefici» della sua misericordia (cfr. Orazione A Conclusione della Liturgia della Parola) e operiamo concretamente perché la sparsa moltitudine delle genti si raduni per abbellire con la loro presenza il luogo del santuario di Dio che è la Chiesa, Corpo santo del Signore.
(A.Fusi)