Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 27 gennaio 2012

646 - SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE

Il brano di Luca 2,41-52 conclude i racconti dell’infanzia di Gesù ed è ambientato nell’annuale viaggio che Maria e Giuseppe compivano a Gerusalemme per le feste di pasqua (v. 41) con la precisazione dell’età di Gesù, dodici anni, con la quale l’adolescente assumeva gli obblighi dell’adulto quanto all’osservanza della Legge (v. 42).
I vv. 43-45 riferiscono della volontaria permanenza di Gesù a Gerusalemme oltre i tre giorni della solennità pasquale, dell’angosciosa ricerca che di lui fanno Maria e Giuseppe, i quali decidono di ritornare a Gerusalemme. Il v. 46 parla del ritrovamento di Gesù che comincia a svolgere la sua missione di insegnare, qui addirittura ai maestri della Legge, suscitando, come precisa il v. 47, lo stupore e l’ammirazione di quanti erano testimoni di quella scena non certo usuale.
I vv. 48-49 riportano il dialogo di Gesù «con i suoi genitori», in realtà con Maria che gli manifesta tutta l’angoscia provata a causa della sua scomparsa provocando una risposta di non facile interpretazione. In essa, per la prima volta, Gesù afferma di avere Dio come Padre e di intrattenere con lui un rapporto che supera quello che lo lega alla sua famiglia terrena.
Di qui la non comprensione da parte di Maria e Giuseppe di quanto era accaduto e delle parole di Gesù (v. 50), quasi a sottolineare che anche per le persone più vicine egli resta come un enigma che si risolve nel progressivo cammino di fede in lui e nella sua parola. È quanto avviene in Maria che «custodiva tutte queste cose nel suo cuore» (v. 51).
Il v. 51 ci dice ancora che Gesù dopo ciò fa ritorno a Nazaret e, come ogni bimbo di questo mondo, sta sottomesso ai suoi genitori e compie la sua formazione sotto ogni aspetto: «sapienza, età e grazia» (v. 52). Commento liturgico-pastorale Collocata nel tempo liturgico “Dopo l’Epifania”, la festività odierna illumina ulteriormente il mistero dell’incarnazione del Figlio unico di Dio evidenziandone la realtà e la concretezza. Egli infatti «venendo ad assumere la nostra condizione di uomini, volle far parte di una famiglia per esaltare la bellezza dell’ordine» creato all’inizio da Dio e «riportare la vita famigliare alla dignità alta e pura delle sue origini» (Prefazio).
Della famiglia di Gesù va messa in luce l’unicità e l’esemplarità rispetto alle nostre famiglie. L’unicità è data anzitutto dal fatto che Dio, in essa ha «collocato le arcane primizie della redenzione del mondo» (Prefazio). Essa infatti rientra nei piani divini che contemplano la venuta nel mondo del Figlio Unigenito come realizzatore delle promesse fatte a Davide di stabilire per sempre il suo trono e il suo regno ovvero di portare salvezza all’intera umanità. L’Unigenito di Dio doveva così venire nel mondo come vero uomo nascendo da una donna, la vergine Maria e, per il tramite di Giuseppe, fare parte della stirpe e della casa di Davide!
L’Epistola, assegnando a Gesù l’opera di redenzione e di liberazione degli uomini che Dio ritiene come figli, motiva l’incarnazione dell’Unigenito del Padre con la necessità di «rendersi in tutto simile ai fratelli» (Ebrei 2,17) che doveva liberare. Chiara allusione alla sua Pasqua di morte e di risurrezione e che, a ben guardare, fa da sfondo al brano evangelico oggi proclamato. Da esso risulta che tutti i componenti della famiglia di Nazaret accettano consapevolmente il volere di Dio su di essi.
Gesù in perfetta totale adesione alle “cose del Padre suo” (Luca 2,49), Maria e Giuseppe con un sì e un’obbedienza senza riserve, anche se non sempre e non subito hanno compreso ciò che Gesù «aveva detto loro» (Luca 2,50). Di qui l’esemplarità della Santa Famiglia per tutte le famiglie, così declinata nel Prefazio: «Nella casa di Nazaret regna l’amore coniugale intenso e casto; rifulge la docile obbedienza del Figlio di Dio alla Vergine Madre e a Giuseppe, l’uomo giusto a lei sposo; e la concordia dei reciproci affetti accompagna la vicenda di giorni operosi e sereni».
Potremmo dire che il segreto della Santa Famiglia è, di conseguenza, l’obbedienza alla volontà di Dio. È proprio l’accettazione della volontà di Dio e dei suoi grandiosi progetti sulla famiglia e sui suoi singoli componenti a far sì che tutte le famiglie si regolino al loro interno e nelle più ampie relazioni avendo come norma suprema «la legge dell’amore evangelico» (Orazione Dopo la Comunione).
È la legge che evidenzia la speciale vocazione della famiglia e le consente di sperimentare quei «dolci affetti» che sostengono nel non facile cammino della vita e che rendono più agevole da parte dei coniugi compiere «la loro missione di sposi e di educatori» e che inducono i figli a prestare loro quell’obbedienza che, appunto, «nasce dall’amore» (Orazione All’inizio dell’Assemblea liturgica).
A. Fusi