Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 30 settembre 2011

596 - QUINTA DOMENICA DOPO IL MARTIRIO

La liturgia di questa domenica (Dt 6,4-12; Gal 5,1-4; Mt 22, 34-40) ci presenta, attraverso le letture, l’originalità del messaggio cristiano.
Quest’anima dello stile cristiano di vita è ottenuta sommando due testi dell’Antico Testamento. Il primo è a dimensione verticale ed è desunto dal celebre passo del Deuteronomio dello Shemà (Dt6) che costituisce la prima lettura ed è ancora oggi la più cara preghiera della pietà ebraica. “Ascolta”! nel senso biblico di gioiosa e spontanea adesione, di ascolto entusiasta e filiale obbedienza alla proposta principale di Dio, cioè la fede e l’amore in Lui e nella sua realtà unica: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”. È una professione di fede in un solo Dio: una fede che impegna tutta la realtà dell’uomo. Non solo “ascolta”, ma “ guardati dal dimenticare il Signore” che ti ha dato la vita. Noi uomini siamo facili a dimenticarci dei doni ricevuti da Dio e ad attribuirli ad altre cause, quasi  ad altri dei!
La seconda proposta, rivolta verso il prossimo, è tratta dal libro del Levitico (19,18): “Amerai il prossimo come te stesso”. L’amore per Dio e quello per il prossimo sono accordati in un’ardita connessione paritetica: “il secondo è simile”, cioè è importante come il primo; anche se non identico è necessario quanto il primo.
A prima vista nella risposta di Gesù può sembrare che egli si allinei alla discussione spesso maniacale del giudaismo ufficiale che cercava di classificare i 613 precetti estratti e catalogati della Bibbia, riducendoli solo a due. In realtà l’atteggiamento di Gesù è radicalmente diverso e scardina ogni forma di legalismo. Infatti non vuole presentare due precetti fondamentali, ma piuttosto offrire la prospettiva di fondo con cui vivere l’intera Legge e dare l’atmosfera in cui ogni gesto, ogni risposta religiosa e umana debba essere collocata. Non è una casistica che a va scalare, ma è l’impostazione di una intera vita di fede. Non vuole imporre un codice, adempiuto il quale, l’uomo possa stare tranquillo, sicuro della salvezza, ma offrire un’impostazione radicale sotto la quale vivere ogni gesto, ogni impegno religioso e umano.
Per Cristo dimensione verticale (Dio) e orizzontale (prossimo) sono inestricabili, si incrociano e costituiscono l’”essere” cristiano totale e genuino. In questo modo l’uomo ritrova un’unità e una completezza che coinvolge “cuore”, cioè coscienza, “anima” (essere vitale), pensiero ed azione, in altre parole il “te stesso” del comando parallelo sul prossimo. L’amore non è quindi una semplificazione delle prescrizioni e dei comandamenti, ma è l’architrave che ricapitola e sostiene tutto l’agire cristiano che così cessa di essere una serie di obblighi e doveri estrinseci e diventa invece espressione di una scelta interiore e globale.
Anche san Paolo nella lettera ai Galati (seconda lettura odierna) ribadisce lo stesso concetto, attestando che già nelle prime comunità era certo che tutta la Legge trovava la sua pienezza in un solo precetto: “amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non solo, Paolo ci dice anche in forza di che cosa dobbiamo agire così: “Cristo ci ha liberati per la libertà!”; liberi di essere suoi figli, liberi di essere pienamente noi stessi, di essere suoi discepoli coerenti, con un ulteriore impegno: “un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta”(5,9).
Di questo ha bisogno la nostra Chiesa oggi: laici impegnati che siano il  lievito delle loro comunità.
Rinnovare i consigli pastorali ed economici della parrocchia o della comunità pastorale vuol dire aggregare laici che amano la loro comunità cristiana e desiderano farla camminare sempre più sullo stile della comunione-collaborazione e corresponsabilità per una Chiesa più vera e autentica. Oggi più che mai servono uomini e donne che hanno il coraggio di trasmettere quello che hanno a loro volta ricevuto: di essere un popolo che “Ascolta!” e vive di conseguenza. Uomini e donne che hanno il dono del “Consiglio”, molto importante per fare scelte adeguate e all’altezza dei tempi; scelte che dicono il nostro amore per Cristo e la sua Chiesa. Sì, la sua Chiesa, non quella che desideriamo o immaginiamo noi. Laici che si sentano protagonisti nel prossimo decennio nell’ “Educare alla vita buona del Vangelo” che significa in primo luogo farci discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di educare a una umanità nuova e piena. Egli parla sempre all’intelligenza e scalda il cuore di coloro che si aprono a lui e accolgono la compagnia dei fratelli per fare esperienza della bellezza del Vangelo. La Chiesa continua nel tempo la sua opera: la sua storia bimillenaria è un intreccio fecondo di evangelizzazione e di educazione. Annunciare Cristo, vero Dio e vero uomo, significa portare a pienezza l’umanità e quindi seminare cultura e civiltà.
In conclusione potremmo dire che la Chiesa oggi ha bisogno di uomini e donne che testimonino e aiutino le loro  comunità a testimoniare che l’anima del cristianesimo non è nella legge  e neppure nel culto fine  a se stesso ma nell’amore.
Un amore che ha anzitutto una dimensione verticale: “Amerai il Signore tuo Dio”. Un amore che coinvolge cuore, mente, anima, forze, cioè la vita intera e non un segmento di essa. Un amore che si traduce anche in conoscenza adeguata della sua Parola e del Magistero della Chiesa che aiuta ad incarnare questa Parola nel vissuto del quotidiano di ogni uomo.
Un amore che ha una dimensione orizzontale: “Amerai il prossimo come te stesso”, cioè in modo completo, spontaneo ed istintivo come ameresti te stesso. Un amore concreto, capace di far trasparire la profondità, la larghezza e la lunghezza del cuore di Cristo, verso ogni uomo che bussa alla porta delle nostre comunità.
Un amore che ha anche una sua meta: deve irradiarsi nella vita della Chiesa e del mondo e soprattutto deve emanare dall’Eucaristia e ad essa convergere per essere un amore veramente missionario. Un amore che oltrepassa le mura delle nostre sacrestie e raggiunga il cuore di ogni uomo che ricerca Dio.