Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 17 giugno 2011

554 - LA PRIMA DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Il brano evangelico di Giovanni 16,12-15 contiene l’ultimo “insegnamento” sullo Spirito Santo, impartito da Gesù ai suoi discepoli nel discorso di “addio” pronunciato nel Cenacolo di Gerusalemme. Il v. 12 si riferisce all’opera di rivelazione compiuta da Gesù che, stando alle sue parole, non è del tutto completa perché i suoi discepoli non sono ancora in grado di aprirsi totalmente a essa.
Dal v. 13 al v. 15 le parole di Gesù spostano l’attenzione sul Paraclito indicato come “Spirito della verità” e sulla sua venuta nella comunità dei discepoli nell’ora del suo ritorno al Padre. L’azione dello Spirito nella comunità dei discepoli è descritta al v. 13 come un compito di “guidare a tutta la verità”, portare cioè a conoscenza dei discepoli quanto lo Spirito ha udito da Gesù (v. 14) e fare partecipi i discepoli di ciò che appartiene propriamente al solo Gesù (v. 15).
La funzione di “guidare a tutta la verità” consiste perciò nel donare ai discepoli di comprendere in pieno ciò che Gesù ha detto e ha fatto nella sua vita terrena sino all’ora suprema della sua “glorificazione” sulla croce. Riguarda anche la capacità di guardare a Gesù come al “Figlio glorificato” e al quale il Padre ha dato ogni potere in cielo e in terra.
Con queste parole pronunciate nella sua “ultima cena” Gesù intende, tramite i discepoli, riferirsi a tutti coloro che avrebbero creduto in lui, formando in tal modo la sua Chiesa. Il Signore, pertanto, si riferisce anche a tutti noi e ci assicura che, essendo già in atto il tempo dello Spirito, siamo in grado di “ascoltare” e di “accogliere” “tutta la verità” ossia l’intera rivelazione che è stata portata nel mondo dal Figlio di Dio e che ha il suo centro nel mistero della sua morte e risurrezione.
Lo Spirito infatti tramite l’ascolto delle divine Scritture di cui è l’autore, ci dona in realtà di udire in esse come viva e attuale la parola stessa di Gesù. Lo Spirito Santo, del resto, non ha un suo “messaggio” personale. Egli ci «dirà tutto ciò che avrà udito» da Gesù, ossia dal Figlio il quale, a sua volta, dice le parole che ha udito dal Padre.
Lo Spirito Santo inoltre comunicherà al cuore dei credenti l’intelligenza delle “cose future” ovvero quanto accade lungo il volgere dei secoli e soprattutto li metterà a contatto di tutta la ricchezza di grazia e di vita divina che il Figlio possiede. Cosa questa che si attua concretamente e sommamente nella celebrazione eucaristica.
In una parola, lo Spirito Santo che fino alla fine dei secoli compirà la sua funzione di guida della comunità dei credenti, renderà viva in essa “tutta la verità”, vale a dire il mistero di Dio rivelato e portato a compimento dal Signore Gesù.
Mistero la cui iniziale rivelazione a Mosè dal fuoco del roveto ardente «e che non si consuma» (cfr. Lettura: Esodo 3,2), ci presenta un Dio che ha a cuore un rapporto concreto con l’uomo, un Dio che si rivela attento e vicino a suo popolo, un Dio che non esita a intervenire di persona a favore del suo popolo (cfr. Esodo 3,7-10).
Mistero che, essendo stato “confidato” al Figlio, è stato da lui annunziato e attuato nella sua Pasqua come mistero di grazia e di salvezza per ogni uomo.
Mistero dunque dell’amore paterno di Dio che è brillato nel suo Figlio fatto uomo, in Gesù di Nazaret, e che lo Spirito assicura essere il nostro destino al punto di spingerci a gridare: «Abbà! Padre!» (Epistola: Romani 8,15c). Comprendiamo così come nell’inaccessibile mistero della vita di Dio, Trinità Santissima, ha origine il mirabile disegno divino di salvezza, storicamente realizzato nell’incarnazione del Figlio unigenito e sommamente nella sua Pasqua e che consiste nel fare di ogni uomo un “figlio” nel Figlio, grazie all’incessante efficace azione del suo Santo Spirito.
Radunati per la celebrazione dei divini misteri, veniamo dallo Spirito guidati alla pienezza della verità che tutti ci riguarda e da lui fatti partecipi di ciò che è proprio di Gesù, vale a dire della relazione filiale con il Padre, facciamo salire dal cuore della Chiesa la confessione di fede: «Questa è la fede cattolica: credere in un solo Dio nella Trinità beata e adorare la Trinità nell’unico Dio» (Canto Alla Comunione).
Con la professione di fede sale dal cuore della Chiesa la preghiera di lode e di adorazione: «Sia lode al Padre che regna nei cieli e al Figlio che è sovrano con lui; cantino gloria allo Spirito Santo tutte le creature beate» (Canto Dopo il Vangelo).
(A. Fusi)