Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 1 gennaio 2011

476 - DOMENICA DOPO L'OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE

Il brano di Luca 4,14-22 fa parte del più ampio racconto della visita fatta a Nazaret, il paese dove era cresciuto, e contrassegnata dal rifiuto dei suoi paesani (vv.14-30). I versetti, oggi proclamati, dopo quelli utili a raccordare l’episodio qui narrato, con il precedente relativo alle “tentazioni” nel deserto (4,1-13), riportano, con alcune modifiche, una citazione di Is 61,1; 58,5; 61,2, riguardante il Messia (vv. 17-19); la breve “omelia” di Gesù (v. 21) e la reazione di ammirato stupore dei suoi paesani.

Il brano viene proclamato nel contesto liturgico delle celebrazioni natalizie e orienta, perciò, il nostro percorso di fede che ci fa riconoscere in Gesù il Figlio unigenito di Dio, nato a Betlemme dalla vergine Maria. A questo ci invita il canto All’ingresso: «Venite e vedete il grande mistero di Dio: Dio nasce da una vergine per redimere il mondo. è il Salvatore promesso dai profeti, l’Agnello predetto da Isaia».

Nel Natale di Gesù, perciò, si adempie e si avvera anche l’antica profezia riguardante il “Servo di Dio” sul quale si è posato lo Spirito Santo. Egli è perciò il Messia, ovvero, l’unto, il consacrato, il “Cristo” per eccellenza, e, dunque, “inviato” come “araldo” ovvero annunciatore del Vangelo, letteralmente della “bella notizia”.

Con la venuta nel mondo del suo Figlio, perciò, viene nel nostro mondo non più un “inviato” scelto e mandato da Dio, ma in Gesù è Dio stesso a entrare nella storia degli uomini segnata dal potere negativo e oppressivo del male, per portare l’annunzio perenne ed efficace della “buona notizia”. Essa riguarda certamente i “poveri” e con essi gli emarginati dalla società che hanno popolato, popolano e popoleranno la terra, ma riguarda, di fatto, ogni uomo reso “povero”, oppresso e prigioniero del male perché esule da Dio, privo perciò di fede e di speranza.

Ed effettivamente Gesù ha “evangelizzato” i “poveri” guarendo i malati, liberando quelli tenuti in scacco dal potere malvagio del male, accogliendo e liberando i peccatori dal giogo mortificante del peccato, annunciando la volontà salvifica del Padre per la quale nell’ora suprema della croce ha dato tutto sé stesso in riscatto di tutti.

E' quanto afferma con forza l’Apostolo guardando al volere salvifico di Dio da lui realizzato «mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato» (Epistola: Romani 8,3). In tal modo Gesù ha dato a ogni uomo la grazia di vivere “secondo il suo Spirito”, sfuggendo così all’ineluttabile triste prospettiva della “morte”, ovvero la rovina eterna alla quale lo trascina inesorabilmente la fragilità della sua “carne”.

Gesù, pertanto, è la Sapienza di Dio personificata, quella «uscita dalla bocca dell’Altissimo» e alla quale Dio ha ordinato: «fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele» (Lettura: Siracide 24,3-8) svelando e portando a compimento i divini disegni di salvezza.

Perciò, a ragione, la preghiera liturgica proclama che: «ogni immagine delle profezie antiche oggi si avvera nell’Agnello di Dio, nel pontefice eterno, nel Cristo che è nato per noi» (Prefazio).

(A. Fusi)