Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

domenica 10 ottobre 2010

410 - ABOLIZIONE, ATTESA UTOPIA?

Giornata contro la pena di morte. Gli spiriti più illuminati stentano a comprendere che la civiltà del XXI secolo accetti e tolleri ancora la pena di morte. Il biblico “Nessuno tocchi Caino” è ancora valido: rivendica a Dio il diritto di giudicare.

Il problema è tanto grave che non se ne parla volentieri.

Terroristi fanatici, omicidi per effetto di droghe, minorenni forzosamente chiamati alle armi e passati per le armi al primo sbaglio: quanta responsabilità e quale giusta pena?

Il recente libro/denuncia dell’avvocato di Houston, David Dow, The Autobiography of an Execution, fa discutere l’America e il mondo, perché difende i condannati a morte, tutti. “Molti mi chiedono perché difendo persone che hanno commesso crimini mostruosi”. I motivi si fondano sul fatto che ognuno è una persona, e cioè un individuo che cambia con gli anni, che può pentirsi e chiedere perdono.

La responsabilità di una coscienza non è conoscibile dall’uomo, ma solo da Dio e Lui perdona sempre, non condanna mai: Cristo è venuto a salvare i delinquenti peggiori.

Gli esempi sono nelle pagine di cronaca nera.

Un anno fa è stato giustiziato uno che Dow difendeva. Henry – tanto per dargli un nome – era cresciuto in una famiglia disastrosa. La madre entrava e usciva da ospedali psichiatrici, il fratello si era suicidato quando lui aveva dieci anni. Sconvolto, è entrato in una gang e, a 19 anni, insieme ad altri ha commesso una rapina che è finita con l’omicidio involontario di una donna.

A 30 anni, però, non era più la stessa persona, aveva capito il male fatto e se ne era pentito. Lo avevano capito le guardie carcerarie del braccio della morte, le quali – caso rarissimo, se non unico nella storia dei condannati a morte, firmarono dichiarazioni perché non fosse giustiziato. Ma anche condannati che non si pentono vanno salvati perché nessuno può prevedere il futuro di una persona.

Testimonianze, diari, film informano sulla situazione dei condannati a morte negli ultimi istanti prima dell’esecuzione della sentenza o nei lunghi anni di attesa segregati nel “braccio della morte”, e parlano di una crudeltà superiore alla scarica della sedia elettrica. Personalmente, dopo essermi documentato, non discuto più sulla pena di morte, sui motivi a favore o contro. Neppure mi va di discettare su eventuali rimedi di riduzione o sospensione o attesa, come in diversi paesi del mondo dicono le statistiche. Sono convinto che anche verso chi ha sbagliato, non si deve usare il castigo o la vendetta, ma dargli la possibilità di salvarsi.

(di Severino Cagnin, in Bollettino Salesiano, ottobre 2010)