Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

giovedì 5 agosto 2010

369 - SIGNORE, INSEGNACI A PREGARE!

Trasfigurazione - Santa Caterina del Sinai
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Ci riferiamo ora in particolare alle prime parole del racconto lucano: «Prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto» (Lc 9, 28b-29a). Questi versetti ci sollecitano a riflettere sul tema della preghiera, così nodale negli esercizi, e sulla preghiera di Gesù, nel desiderio di imparare da lui.

La preghiera era il respiro della sua vita, e perciò pregava sempre. Ha pregato tante volte sulle montagne della Galilea, passava le notti in preghiera: ha pregato in solitudine nella notte prima di chiamare gli apostoli (Lc 6, 12-16); ha pregato nella notte dopo la moltiplicazione dei pani (Mt 14, 23). E alla preghiera sul Tabor chiama come testimoni i tre discepoli più fidati, che saranno poi testimoni nel Getsemani.

Possiamo contemplarlo in preghiera mentre gli apostoli ne ammirano la devozione, la riverenza, l'adorazione. la concentrazione, la calma, il silenzio. D'un tratto ecco la luce che lo illumina completamente, con una luminosità senza paragoni. Forse gli apostoli gli ripetono la domanda che altre volte gli hanno posto e che facciamo nostra: «Signore, insegnaci a pregare! Noi vorremmo poter pregare come te». Di fatto Gesù rivela il mistero della preghiera pregando, e noi abbiamo molto bisogno di imparare a pregare, a entrare in quel mistero.

C'è un aspetto della preghiera che mi colpisce molto. Mi colpisce che sia l'espressione della prima alterità, del primo incontro con un «tu». Il pensiero moderno e contemporaneo ha superato il primato del soggetto individuale da cui tutto dipende, e ha riconosciuto che l'uomo è soggetto perché è interpellato ed è soggetto morale perché é di fronte al volto di un Altro. È un'acquisizione della teologia e della filosofia contemporanee - da Martin Buber, a Levinas, a Mancini e a molti altri -, ed è ormai accettata, in quanto fonda veramente una morale: l'essere di fronte all'altro, l'essere per l'altro. Siamo esseri morali e umani in relazione, e la prima relazione è quella con Dio, che è la più profonda, la più alta, la più coraggiosa, la più ardita perché non lo vediamo.

La preghiera, quindi, è l'espressione spontanea della nostra alterità di fronte a Dio e dell’alterità di Dio di fronte a noi. È a un «tu». Alcuni anni fa ho promosso a Milano una «Cattedra dei non credenti» sul tema: La preghiera di chi non crede, nella convinzione che la preghiera è ben più profonda dell'intelligenza teoretica della fede. Anche chi brancola nel buio, sente il bisogno di rivolgersi a un «tu». Nella preghiera ci definiamo come creature, partner di Dio, figli o chiamati a essere figli, persone fornite di dignità inalienabile.

Pur se la preghiera può assumere forme molto semplici, talora banali, ripetitive, pesanti, tuttavia nel suo mistero è l'essere dell'uomo davanti all'Essere, é davvero qualcosa di formidabile.

Carlo Maria Martini, La trasformazione di Cristo e del cristiano alla luce del Tabor, 2004.