Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 16 aprile 2010

290 - “IO SONO LA LUCE DEL MONDO”

La prima parola che Dio, il Creatore, pronuncia è “Sia la luce. E la luce fu. E Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattino: primo giorno”. Il primo gesto creatore è stato quello che ha dissipato le tenebre, l’oscurità, il caos primordiale e ha portato la luce, principio dell’intera creazione. E l’ultima pagina della Scrittura sacra è di nuovo nel segno della luce: “La città non ha bisogno della luce del sole né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Possiamo allora dire che l’intera storia dell’umanità sta tra la luce del primo mattino del mondo e la luce dell’ultimo giorno, quando la luce che è Dio stesso illuminerà l’intera umanità. Possiamo dire che la storia umana è storia di luce. Non si dice forse, con espressione significativa, che nascere è venire alla luce, mentre il morire è entrare nell’oscurità? Per questo, secondo la Scrittura sacra l’intero cammino della vita è un andare rischiarati dalla lampada che è la parola del Signore: “Lampada ai miei passi la tua parola e luce al mio cammino”.

Non sorprende allora che Gesù si presenti a noi come luce. Quante volte questo simbolo ritorna nelle pagine evangeliche. In particolare il quarto evangelo, dal quale appunto è tratto il testo odierno, fin dalla prima pagina presenta Gesù come luce: “Veniva nel mondo la luce, quella che illumina ogni uomo. E poi ancora nel dialogo notturno con Nicodemo Gesù afferma: “La luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce” (Gv 3,19). E ancora: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). “Finchè sono nel mondo sono la luce del mondo” (9,5). “Io come luce sono venuto nel mondo perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (12,46).

“Chi vede me vede il Padre”

Ma che cosa significa questo simbolo della luce? Notiamo anzitutto: Gesù non dice: tra le molte e belle luci che brillano nel mondo ci sono anch’io. No, con una affermazione perentoria e impegnativa afferma d’essere la luce del mondo. E rafforza questa pretesa esclusiva aggiungendo: “Chi segue me non cammina nelle tenebre”. Privi di questa luce che è Gesù siamo inesorabilmente nelle tenebre, ovvero siamo nella condizione di non poter vedere dove mettiamo i piedi, siamo disorientati. Anche questa parola è bella. Diciamo: sono disorientato, ovvero confuso, incerto, non so da che parte andare perché mi manca l’orientamento. Non so dove è l’oriente, là dove sorge il sole e viene la luce. In altre parole: se non ci apriamo a questa luce, a questo sole che sorge siamo inesorabilmente nelle tenebre, nell’oscurità e quindi disorientati. L’uomo contemporaneo, grazie alle stupende conquiste della sua intelligenza, del suo lavoro ha una conoscenza sempre più vasta e profonda delle cose. Ogni giorno nuovi orizzonti si aprono grazie alla ricerca scientifica, nuovi traguardi che permettono di vincere tante malattie, migliorare la qualità della vita. Tutto questo è bello eppure, l’evangelo ci avverte: se non accogliamo la luce che è Cristo, siamo nell’oscurità. Dobbiamo avere stima e apprezzamento sincero per ogni umana ricerca che contribuisce a orientare la nostra vita ma la luce decisiva è quella di Gesù stesso e della sua Parola. Sempre nella pagina evangelica odierna ci è detto perché Gesù può dire: io sono la luce del mondo. Pretesa inaudita se provenisse da un uomo, pretesa che nel corso della storia molti uomini hanno avanzato. Tutte le dittature, tutti i regimi assoluti si sono fondati e si fondano su tale pretese e infatti generano funeste forme di culto della personalità. La ‘pretesa’ di Gesù non è affatto una pretesa ma l’attestazione del suo legame con Dio, il Padre. “Non sono solo” dice Gesù, il Padre è con me. E ancora: “Chi vede me vede il Padre”. Nell’uomo Gesù, il figlio del falegname, lui che proviene da Nazareth, un villaggio da cui, si diceva, allora, non può venire niente di buono, proprio lui è “splendore della gloria del Padre”. Nella luce della pasqua facciamo nostra l’accorata invocazione che a Cristo rivolgeva Paolo VI: “Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio con noi, per imparare l’amore vero e per camminare nella tua luce. Tu ci sei necessario”.

(Don Giuseppe Grampa)