Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 9 aprile 2010

285 - APPARIZIONI DI GESU'

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio

L'incredulità di S. Tommaso

.

Il brano evangelico, proclamato ogni anno nella seconda domenica di Pasqua, riporta il primo degli incontri del Signore con i discepoli "la sera di quel giorno" quello cioè della sua risurrezione (vv 19-23). Ad esso succede, con lo stesso ritmo temporale "otto giorni dopo", un nuovo incontro che vede la presenza di Tommaso, "uno dei Dodici" (vv 24-29). I vv 30-31, infine, rappresentano come l’epilogo dell’intero racconto evangelico secondo Giovanni, incentrato sull’esortazione a "credere".

Il brano così strutturato va letto e ascoltato con un’avvertenza e una precisa consapevolezza: tutto ciò che qui è narrato e ciò che Gesù dice e fa nei confronti dei suoi discepoli è carico di significato e di conseguenze per i discepoli di tutti i tempi che formeranno la sua Comunità nei luoghi e nei secoli a venire.

Le prime parole del Risorto sono dono e augurio di "pace" ai suoi asserragliati in casa "per timore dei Giudei" (v 19). Tale "dono" dovuto alla perenne presenza del Risorto, affranca la Chiesa, allora, come oggi, da ogni paura ed esitazione nel parlare di Lui a ogni uomo, in ogni situazione. Alle parole Gesù accompagna un gesto estremamente eloquente: quello di mostrare ai suoi "le mani e il fianco" (v 20) trafitti i primi dai chiodi e il secondo dalla lancia del soldato dichiarando così, nell’evidenza delle cose, che in Lui la morte è stata vinta!

A quella vista i cuori si riempiono di "gioia": il Maestro, quello stesso che hanno visto pendere dalla croce ora è lì, in piedi, in mezzo a loro. "Pace" e "gioia", perciò, sono le peculiari caratteristiche non di una comunità tra le tante, ma della Comunità del Risorto dai morti che da Lui riceve il "mandato" missionario (v 21) quello stesso ricevuto dal Padre. Al pari di Pietro e di Giovanni la Chiesa non dovrà e non potrà più tacere ciò che ha visto e ascoltato, vale a dire che «In nessun altro c’è salvezza» se non nel Signore Gesù e che non vi è «sotto il cielo altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (Lettura: Atti degli Apostoli 4,12).

L’efficacia della missione è assicurata dal "soffio" del Risorto sui discepoli (v 22), ossia dal dono dello Spirito che, da allora accompagna la Chiesa, alla quale trasmette la totalità del suo potere misericordioso: quello relativo al perdono dei peccati (v 23) che libera dalla "morte eterna".

La seconda parte del brano (vv 24-29) riporta il successivo incontro del Risorto con i suoi, "otto giorni dopo", nel giorno di domenica, stavolta con la presenza di Tommaso, il quale non accetta la testimonianza degli altri che dicono: "Abbiamo visto il Signore" (v 25) ed esige, per credere, di "vedere" e di "toccare" il Corpo di Gesù che lui ha "visto" morto in croce e sepolto.

Tommaso in questo caso rappresenta tutti noi che, in ordine alla risurrezione, abbiamo a disposizione la testimonianza degli antichi discepoli di Gesù. Nel presentarsi tra i suoi come la sera di Pasqua, Gesù, invita Tommaso a "vedere" e a "toccare" ma soprattutto a reagire da "credente" ovvero a riconoscerlo a un livello non più semplicemente "terreno", quello della sua precedente esistenza, ma al livello della sua nuova condizione quella di "vivente glorificato"!

Il v 28 evidenzia come Tommaso perviene finalmente alla pienezza della fede in Gesù riconosciuto come Signore e Dio (v 28) nel quale, dirà l’apostolo Paolo, «abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Epistola: Colossesi 2,9).

Le parole conclusive con le quali Gesù loda Tommaso sono in realtà dette con lo sguardo rivolto alle future generazioni di credenti e, dunque, a noi! Ci sono così due vie per giungere alla fede: quella di Tommaso e con lui dei Dodici e dei discepoli che hanno "visto" il Signore! È la via del "vedere" quella fatta percorrere ai Dodici proprio "per noi" che invece percorriamo la via della fede ovvero del "credere" poggiandoci sulla parola trasmessa da "chi ha visto!". Gesù proclama "beati" coloro che "non hanno visto e hanno creduto" (v 29).

La celebrazione eucaristica settimanale, nel giorno del Signore risorto, è l’ambiente indispensabile per camminare nell’esperienza del "credere", dell’amare e del gioire nel Signore che impariamo a riconoscere nella sua condizione di Kyrios, che apre il cuore alla grandezza del Vangelo che tutti ci riguarda: Il Risorto, il vivente è proprio lui, il Crocifisso. Con lui Dio ha dato "vita" anche a noi "che eravamo morti a causa delle colpe" (Colossesi 2,13) e, per lui, in quella "vita" ci custodisce e ci fa crescere.

(A.Fusi)