Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

sabato 3 aprile 2010

280 - DOMENICA DI PASQUA NELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE

Momento centrale del brano evangelico che si riallaccia al precedente riguardante il "sepolcro vuoto" (Giovanni 20,1-10), è l’incontro del Risorto con Maria di Magdala alla quale consegna la solenne dichiarazione circa il suo "salire al Padre" (vv 14-17). Esso è preparato dall’incontro con "due angeli" (vv 11-13) e si conclude con la "missione" di Maria presso i discepoli (v 18). È evidente, nell’evangelista, l’intento di condurre il lettore a compiere il graduale itinerario che, sul modello dell’esperienza vissuta da Maria presso il "sepolcro", lo porti a quella pienezza di fede che si attinge dalla personale esperienza dell’evento pasquale.

I brani biblici di questa domenica di Pasqua si premurano, infatti, di trasmettere la "testimonianza" autentica della risurrezione del Signore dai morti non solo come "verità" ma come evento di salvezza che riguarda, a partire dai credenti l’intera umanità. Gli apostoli, "Cefa", i "cinquecento fratelli", Giacomo, Paolo, sono i testimoni "oculari" citati nella Lettura e nell’Epistola. Essi hanno "visto il Signore", quello stesso che hanno "visto" morto sulla croce e posto nel sepolcro. Essi, perciò, sono in grado di dire ciò che hanno "visto": attraverso il passaggio oscuro della morte, Gesù è pervenuto a una vita "nuova", non più assimilabile a quella precedente.

Maria di Magdala è testimone privilegiata e credibile di tutto ciò. In un primo momento è proprio la morte e la sepoltura del Maestro alla quale ha assistito, a gettarla nel dolore e nello sconforto più amaro. Le lacrime di Maria sono indubbiamente segno del suo amore per Gesù, ma di un amore che non è in grado di attendere altro. Neppure la vista di "due angeli in bianche vesti" (Giovanni 20,12), il colore che la Bibbia riserva agli esseri della sfera celeste, riesce a significare qualcosa per lei interessata soltanto a cercare "il corpo" di Gesù! Così è dell’incontro con Lui scambiato per "il custode del giardino". Maria ama certamente Gesù ma non è in grado di riconoscerlo nella sua nuova condizione, quella di "vivente" e questo finché Gesù non la costringe ad aprire gli occhi su di lui chiamandola per nome: "Maria!" (v 16).

Il gesto di Maria, quello cioè di "voltarsi" significa che ella finalmente smette di cercare il "corpo" morto di Gesù e diviene in tal modo capace di "vedere" il suo "Rabbunì", il Maestro tanto amato, che riserva proprio a lei una parola di rivelazione con l’incarico di trasmetterla ai suoi apostoli e discepoli che il Risorto designa, non a caso come "miei fratelli" (v 17).

La parola di rivelazione riguarda il "salire" di Gesù a Dio e al Padre suo che, da quel momento diviene anche il Dio e il Padre "vostro" ossia dei suoi discepoli che, dunque, sono per lui "fratelli". La "salita" al Padre dice che Gesù ha compiuto la sua "opera": "dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto al cielo"(Atti degli Apostoli 1,1-2) e così sintetizzata dall’Apostolo: «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture» (1Corinzi 15,3-4).

La preghiera liturgica sviluppa il contenuto "salvifico" di tutto ciò che Gesù ha fatto affermando che «per liberare l’uomo si è offerto alla morte di croce» e noi, «tratti dall’abisso del peccato ci rallegriamo di entrare col Salvatore risorto nel regno dei cieli» (Prefazio).

L’esito finale di ciò che Gesù ha fatto per la nostra salvezza, è proprio nella sua "salita" al Padre con la quale inserisce i suoi discepoli, ovvero, i suoi "fratelli" in quella stessa comunione di vita e di amore che, quale Figlio unico, lo lega al Padre al punto che essi possano chiamare il Dio e il Padre di Gesù come il loro Dio e Padre (v 17).

Il tempo di Pasqua che questa domenica, festa che "dà origine a tutte le feste" (Prefazio) inaugura, e che si protende per cinquanta giorni fino alla Pentecoste ci è dato perché come Maria di Magdala apriamo il nostro cuore alla gioia del Risorto la cui salvezza ci raggiunge nei sacramenti pasquali nei quali agisce quel medesimo Spirito promesso e dato agli Apostoli (Atti degli Apostoli 1,4-5.8) perché rinasciamo come "fratelli" del Signore Gesù e, chiamando da ora Dio, al pari di lui come "Padre", coltiviamo nel cuore e nella vita la gioiosa consapevole speranza così espressa nell’antifona "Allo spezzare del pane": «Morivo con te sulla croce, oggi con te rivivo. Con te dividevo la tomba, oggi con te risorgo. Donami la gioia del regno, Cristo, mio salvatore. Alleluia, alleluia».

(A.Fusi)