Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

giovedì 18 marzo 2010

261 - DOMENICA DI LAZZARO

I vv 1-6 del capitolo 11 del vangelo di Giovanni servono come introduzione e ambientazione del racconto che prende avvio dalla notizia, fatta pervenire a Gesù della malattia di Lazzaro, un amico molto caro, al pari delle sue due sorelle Marta e Maria. Al centro di questi primi versetti vi sono le parole con le quali Gesù rivela che quella "malattia" è in vista della sua "glorificazione" ovvero della manifestazione della sua identità di "Figlio di Dio".

I vv 7-16 riportano il dialogo tra Gesù e i suoi discepoli che saranno invitati a "credere" in lui. I vv 17-27 riguardanti l’incontro di Gesù con Marta, sorella di Lazzaro, riportano le parole di rivelazione centrali dell’intero racconto: «Io sono la risurrezione e la vita» (vv 25-26). La sezione più ampia del nostro brano (vv 28-44) contiene l’incontro di Gesù con Maria e i Giudei e il resoconto della reazione di Gesù davanti al loro dolore (vv 28-37); il racconto del "miracolo" che vede Gesù di fronte alla morte sulla quale dimostra di avere pieno potere (vv 38-44).

I vv 45-54, infine, riportano la decisione di uccidere Gesù e le parole "profetiche" del sommo sacerdote sul valore della sua morte (vv 49-51) commentate e ampliate fino a dare a essa una destinazione universale (v 52). Potremmo dire che il "segno" compiuto da Gesù, nel richiamare in vita Lazzaro, morto da quattro giorni e, dunque, in decomposizione, traduca in pratica le parole di rivelazione che egli fa di sé: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno" (vv 39-41).

Con queste parole Gesù consegna a tutti i suoi futuri discepoli, a quelli cioè che, come Marta, crederanno con piena fede in lui, una parola di auto rivelazione: Gesù è la "Risurrezione e la vita" che la Scrittura aveva già annunziato come una realtà che si sarebbe verificata, alla fine dei tempi, per intervento divino (cfr. v 24).

Si. Le parole del Signore riguardano senza dubbio il destino finale dell’uomo, il quale, aderendo con fede a lui non andrà incontro alla morte eterna ovvero alla perdizione o rovina eterna, ma riguardano anche il presente di ciascuno di noi. È qui, nell’oggi, che si compie per noi l’esperienza tragica della morte. Ma la fede in Gesù fa di colui che crede un "vivente", in quanto è già depositato e attivato in lui, il germe della vita eterna!

Nel contesto quaresimale di riscoperta e riattivazione della grazia del Battesimo queste parole ci dicono la singolare decisiva preziosità della "fede" in esso professata e ricevuta come dono! È la fede nel Signore Gesù che pone a ciascuno di noi la domanda fatta a Marta: "Credi questo?" (v 26). Credi, cioè, che il Signore Gesù è venuto in questo mondo per affrontare e vincere il potere che la morte detiene sull’uomo, smentendo e opponendosi a Dio stesso, creatore della vita e Dio di vita!

Liberando Lazzaro dai lacci della morte, Gesù porta a compimento quanto è profeticamente annunciato nell’opera compiuta da Dio quando ascoltando le suppliche e vedendo l’umiliazione, la miseria e l’oppressione del suo popolo Israele, lo fece "uscire dall’Egitto con mano potente e braccio teso" (Lettura: Deuteronomio 26,8).

Anche Gesù, infatti, nel vedere l’umiliazione e la miseria di Lazzaro orrendamente sfigurato dalla morte "si commosse profondamente" (Giovanni 11,33.38), fu preso da "turbamento" (cfr. v 33) e, infine, "scoppiò in pianto" (v 35). In realtà le lacrime del Signore rivelano il suo amore per tutti noi uomini fino al punto di condividere il destino di morte da noi meritato a causa dell’"empietà" e dell’"ingiustizia" dovute ai vani ragionamenti della nostra mente "ottusa" e come "ottenebrata" (cfr. Epistola: Romani 1,18.21).

La fede battesimale nel Signore Gesù "risurrezione e vita" che libera e salva dalla morte "eterna" è l’annuncio da predicare e la testimonianza da offrire a tutti. Egli, infatti, stando alle parole profetiche messe da Dio in bocca al sommo sacerdote deciso a ucciderlo: «È conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera» (Giovanni 11,50), ha affrontato la morte per riunire in sé, non solo la "nazione giudaica", «ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (v 52) ossia, l’intera umanità.

Gesù, dunque, ha affrontato la morte "per" ogni uomo, perché uscisse dal sepolcro del "peccato", anticipo del sepolcro della "morte perpetua" significata proprio nella prolungata permanenza di Lazzaro nel sepolcro. Perché ogni uomo potesse già, da questa vita, unito a Lui che è "Risurrezione e vita", avere in sé la "vita eterna!". Per il credente ciò si concretizza nel Battesimo e soprattutto nella partecipazione alla mensa del Corpo e del Sangue del Signore, il Crocifisso Risorto.

(A.Fusi)