Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 12 marzo 2010

257 - DOMENICA DEL CIECO NATO

Il centro focale dell’intero racconto è la rivelazione di Gesù come "luce del mondo" (v 5) riprendendo, così, le parole di rivelazione del Verbo fatto carne che leggiamo nel prologo del racconto evangelico giovanneo. Il miracolo, perciò, della guarigione dell’uomo "cieco dalla nascita" è come l’esemplificazione o la traduzione in pratica di tale parola di rivelazione.

Partendo dalla constatazione della condizione di "tenebra" in cui quell’uomo vive da sempre, una volta scartata l’ipotesi diffusa normalmente in quel tempo, vale a dire che essa rappresenta la giusta punizione di Dio per una colpa, anche segreta, dello stesso cieco nato (ma come può aver peccato?) o dei suoi genitori (vv 2-3), il testo evangelico vuole far capire che l’uomo "non illuminato" dal Signore Gesù, vive nelle "tenebre" ossia nell’incapacità di credere.

Nell’atteggiamento dei farisei che si ritenevano degli "illuminati" perché conoscitori della Legge di Dio e, dunque, non disponibili a farsi "illuminare" da Gesù, viene detto che non tutti accolgono la luce di rivelazione che è in Cristo Signore. Alcuni, presumendo di sé, si autoescludono dall’azione di grazia che il Signore ha in serbo per tutti.

Egli, infatti, come una volta il "cieco dalla nascita", "vede" (v 1) la triste condizione di tenebra che grava sull’umanità incredula e di essa è venuto nel mondo a prendersi cura come esemplarmente annunciato nel "segno" della guarigione del "cieco nato". Ciò è chiaramente detto nel progressivo cammino di fede fatto di "gesti" e di "parole" che Gesù stesso fa percorrere al "cieco".

Per lui, inizialmente Gesù è semplicemente "l’uomo" che lui non sa neppure dov’è e che non ha mai visto! (vv 11-12). Poi è "un profeta" (v 17), quindi un uomo che viene da Dio (v 33), ma è solo davanti a Gesù che gli rivela la sua identità di "Figlio dell’uomo" il momento in cui acquista la "vista", ossia la capacità di credere in Gesù: "Credo, Signore!" (vv 35-38).

Si comprende, così, perché la sapienza orante della Chiesa abbia letto e interpretato il testo evangelico oggi proclamato in chiave "battesimale". La stessa cosa avviene per la Lettura presa dal libro dell’Esodo 17,1-11 dove, nell’acqua fatta scaturire dalla roccia percossa dal bastone di Mosè (vv 5-6), si è vista una profezia dell’acqua scaturita dal petto del Signore crocifisso (Giovanni 19,34), simbolo del Battesimo, che è la "piscina di Siloe" in cui tutti sono invitati ad immergersi per ottenere la guarigione dalla cecità connaturata all’uomo, vale a dire l’incredulità.

È ciò che proclama il Prefazio che vede nel "prodigio inaudito" con il quale il Signore ha ridato la vista al cieco nato il disegno mirabile di Dio di lavare "la cecità di questo mondo" e di far risplendere "ai nostri occhi ottenebrati" la "luce vera" ossia il suo Figlio Gesù! L’interpretazione battesimale è pure chiaramente affermata nella seconda parte del Prefazio dove: «Nel mendicante guarito è raffigurato il genere umano prima nella cecità della sua origine e poi nella splendida illuminazione che al fonte battesimale gli viene donata».

Il brano dunque, se è particolarmente adatto a preparare i "catecumeni" al Battesimo, è prezioso anche per noi già "illuminati" per prenderne una sempre più viva e gioiosa consapevolezza e per vivere, come ci esorta l’Apostolo, come "figli della luce e figli del giorno", considerato appunto, che con l’illuminazione battesimale non siamo più sotto il potere delle tenebre e dunque "figli delle tenebre" (1Tessalonicesi 5,5).

L’Apostolo poi specifica che tale esistenza è così declinata: «siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza» (v 8).

Per questo preghiamo con le parole del Canto All’Ingresso: «Tu che hai aperto gli occhi al cieco nato, con la tua luce illumina il mio cuore perché io sappia vedere le tue opere e custodisca tutti i tuoi precetti» e ad "occhi aperti" ti riconosca mentre mi parli nelle Scritture e nei santi "segni" del tuo amore: il tuo Corpo "offerto", il tuo Sangue "versato".

(A.Fusi)