Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

giovedì 3 dicembre 2009

170 - 4 ° DOMENICA DI AVVENTO - AMBROSIANO

Mosaico della Cappella Palatina - Palermo
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Il Signore viene. Questa è la notizia strabiliante del Natale al quale l'Avvento ci prepara: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14). Dio ha voluto un giorno essere nostro consanguineo, partecipe della nostra umanità, perché noi già dall'origine siamo stati voluti figli di Dio, coloro che "provengono da una stessa origine", e "hanno in comune il sangue e la carne; per questo Gesù non si vergogna di chiamarli fratelli" (Epist.). E' il senso primo del Natale: Dio si è fatto uno di noi per mostrare che noi siamo figli di Dio come lui. Figli come il Figlio: questa è la nostra identità più vera, l'unico progetto che siamo chiamati a realizzare nella vita. Dio diviene nostro consanguineo, per essere poi nostro redentore. La sua obbedienza fino alla morte rappresenta l'opera del Fratello maggiore che a nome nostro e per noi riconcilia l'umanità a Dio: "Conveniva infatti che Dio rendesse perfetto per mezzo della sofferenza il capo che guida alla salvezza" (Epist.). Appunto "per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita" (Epist.). In un duplice senso allora Cristo è nostro fratello: come immagine sul quale siamo stati creati, e come nostro capo che ci strappa dalla morte, "perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti" (Epist.).

Quel gesto in croce ha valso a lui la risurrezione e a noi la redenzione. Ora per quel gesto veniamo riconciliati con Dio, inveriamo la nostra identità di figli di Dio e veniamo così strappati alla morte, destinati alla risurrezione del corpo per una vita eterna. Fine dall'incarnazione è la redenzione, e quindi la graduale identificazione con quel Figlio glorioso che ora siede alla destra del Padre. La vicenda umana di Gesù ha posto i fatti decisivi che hanno trasformato il destino umano. Ora il frutto di quei gesti deve giungere a toccare ogni credente che vi si apre con fede. Dall'alto della croce Gesù ha dato lo Spirito perché portasse a destinazione personale la sua opera, incanalandola nella Chiesa, quale suo prolungamento e strumento di salvezza per tutti gli uomini.

Quel giorno a Gerusalemme Gesù entrò in città per compiervi i suoi gesti salvifici. Ma, assieme, inventò un segno che facesse memoria di quei suoi atti, ne contenesse e ne comunicasse tutto il frutto. Fu la sera - alla vigilia della sua Pasqua - in cui istituì l'Eucaristia, dicendo: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19). Così il Signore rimane con noi, divenuto contemporaneo con la sua persona risorta e viva, mediante l'azione del suo Spirito che addirittura penetra e trasforma il cuore e la libertà del credente.

E proprio nell'Eucaristia oggi "viene", lì si attua la contemporaneità di Cristo. Il sacerdote dice "in persona Christi": "Questo è il mio Corpo". La messa rende presenti quegli atti di morte e risurrezione - quasi in sintesi e nel "mistero"- ma reali e proprio gli stessi. "Tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa all'eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi" (Ecclesia de Eucaristia, 11). Essendo quindi "parallelo" al tempo in quanto eterno, quel segno dell'Ultima Cena può essere richiamato in ogni celebrazione: "Cristo è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come vi fossimo stati presenti" (Idem). E' nel Sacramento l'avvento di Cristo oggi nella Chiesa. A lui allora andiamo incontro con canti festosi e fede come capitò quella volta a Gerusalemme: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli". Sarà l'inno degli angeli sopra la grotta di Betlemme. Il Signore è venuto; il Signore viene; il Signore verrà. Nel Natale il Signore è venuto; nell'Eucaristia il Signore viene; nella Parusia il Signore verrà. Qui, oggi, come salvatore; là però come giudice. Se l'accogliamo oggi come salvatore, l'avremo là come giudice misericordioso.

(Don Romeo Maggioni)

Letture: Is.4,2-5; Sal 23, Eb. 2,5-15; Lc. 19,28-38