Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

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lunedì 14 dicembre 2009

179 - GENEROSITA’ E SOBRIETA’

Se ci domandiamo quali siano i criteri da seguire per rendere grande Milano, sembra di dover rispondere riferendoci a quelle qualità che, universalmente, sono state riconosciute alla nostra Città: la generosità e la solidarietà.

“Milano con il cuore in mano”, “solidarismo ambrosiano”: queste ed altre espressioni proverbiali, da sole, lasciano intendere quale sia l’eredità migliore che ci è stata consegnata e che non vogliamo smarrire ma arricchire. Le tante istituzioni caritative, che qui sono sorte e che non poche volte si sono ramificate ben oltre la nostra Città, ne sono una splendida testimonianza. Eroi della solidarietà dicono di questa grandezza. Come non ricordare – solo per citare un esempio – un grande milanese, il beato don Carlo Gnocchi e la Fondazione che ne porta il nome?

È la pratica straordinaria della solidarietà che ha reso grande nei secoli Milano. Ed è sempre sulla solidarietà che dobbiamo misurare ancora oggi la consistenza e l’autenticità della grandezza della nostra Città. Non possiamo dunque stancarci di parlare di solidarietà e ancor più di viverla: una solidarietà non a parole ma a fatti.

Certo, dobbiamo comprenderla nel suo significato più vero, più coinvolgente e affascinante. Spesso la solidarietà riceve un’interpretazione semplicistica: emotivo-sentimentale nell’ambito personale, benefico-assistenziale in quello sociale. Ma, come sottolinea la recente enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI, la solidarietà esige di essere riscattata da queste visioni parziali e inadeguate, restituendola alla sua natura originaria, affermandone, con chiarezza e forza, il ruolo tipicamente sociale e politico. Essa, infatti, persegue il bene non solo individuale ma anche e specificamente comune, è del tutto inscindibile dalla giustizia e include, pertanto, la presenza attiva e responsabile delle stesse istituzioni ben oltre il pur indispensabile e prezioso servizio delle varie forme di volontariato.

La solidarietà è inseparabile dalla giustizia e per questo ha una destinazione propriamente sociale. Alla sua radice ci sono sempre gli altri. Sì, gli altri, perché ciascuno di noi, lungi dall’essersi costituito da sé, è in se stesso un dono, un essere che ha ricevuto molto – in un certo senso tutto se stesso – dagli altri. E proprio per questo ciascuno di noi deve sentirsi – e lo è obiettivamente – debitore: peraltro con un debito in qualche modo irredimibile, che non potremo mai ripagare.

La solidarietà riveste, dal di dentro, i tratti del dovere. È un aspetto che viene sottolineato con forza – vale la pena di ricordarlo – anche dalla nostra stessa Costituzione. Tra i “principi fondamentali” viene affermato il profondo legame tra i “diritti inviolabili dell’uomo” e “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2). Si dà dunque uno stretto legame tra i diritti umani – riconosciuti in quanto nativi e precedenti allo stesso ordinamento giuridico e perciò inviolabili – e i doveri, dichiarati inderogabili, pertanto anch’essi indisponibili a chiunque. È questo il grande patto sociale che mantiene coesa una città, una nazione. Qui è in gioco una virtù cardinale, è in gioco la giustizia!

(Cardinale Dionigi Tettamanzi, Discorso alla città di Milano, 2009)

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