Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 27 novembre 2009

166 - 3° DOMENICA DI AVVENTO - AMBROSIANO

Nel progressivo itinerario dell’Avvento in preparazione al Natale, questa terza domenica di Avvento in rito ambrosiano individua in Gesù "colui che deve venire" ossia l’atteso "inviato" da Dio che porta a compimento la promessa di salvezza per il popolo d’Israele e per tutti i popoli della terra.

Il passo evangelico è preso dal cap. 7 di Luca, che riportando le parole e i miracoli compiuti da Gesù lo presenta come l’"atteso" portatore di salvezza annunciato dai Profeti e la cui "potenza" salvifica si manifesta nella sua "misericordia" e nella sua bontà. I versetti oggi proclamati, in particolare, costituiscono la parte centrale del capitolo e contengono la testimonianza che Gesù fa di sé (vv 21-23) in risposta agli inviati da Giovanni il Battista (vv 18-20) e la testimonianza che Gesù offre sul Battista (vv 24-28).

Il testo evangelico, proclamato nel progressivo cammino di illuminazione e di fede con cui il tempo liturgico dell’Avvento ci prepara a celebrare nel Natale la "prima venuta del Signore" "nella carne", ci dice che le divine promesse di salvezza si realizzano in quella specifica modalità che il termine "carne" evoca; vale a dire nella fragilità e nella debolezza propria a ogni uomo. Un simile modo di agire da parte di Dio suscita naturalmente perplessità e interrogativi all’umana intelligenza.

Del resto la Lettura ci conferma come il nostro è un Dio che sorprende e scompagina gli schemi umani più ragionevoli, tutto piegando alla sua volontà salvifica: l’elezione e l’investitura regale di Ciro, re di Persia, un nemico dunque d’Israele, è voluta da Dio proprio per la liberazione del suo popolo (cfr. Isaia 45,1ss).

Interrogativi e perplessità nutrite anche da Giovanni il Battista quando «fu informato dai suoi discepoli su tutte queste cose», ossia sulla predicazione e sull’attività di Gesù, sul suo sedersi a mensa con i "pubblicani e i peccatori", sul suo prendersi cura dei malati, dei poveri, dei marginali nella società del tempo. Interrogativi e perplessità ben riconoscibili nella domanda posta a Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» .

Giovanni, infatti, in sintonia con il comune sentire del tempo, diceva imminente l’arrivo dell’inviato di Dio come "giudice" escatologico, ossia come colui che viene per il "giudizio finale" di salvezza per i buoni e di perdizione nel fuoco eterno per i malvagi e gli empi. Per questo l’agire di Gesù può rappresentare, anche per il Battista, come uno "scandalo" ossia come un inciampo nel credere e nel riconoscere proprio in Lui "colui che deve venire".

Eppure, a ben guardare, Gesù si muove nella linea della promessa salvifica di Dio così come è stata annunziata dal profeta Isaia e che lui stesso cita sintetizzando: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia» (cfr. Isaia 29,18-19; 35,5-6; 61,1-2). Ed è proprio l’annuncio ai "poveri" della buona novella dell’amore e della vicinanza di Dio a essi, e di cui i "miracoli" sono il segno tangibile, ad accreditare Gesù come "colui che deve venire" e al quale occorre aprirsi, rinunciando alle personali attese e vedute, per poter gioire della beatitudine e della gioia proprie di chi incontra Dio e la sua salvezza.

Questo è il Messia che la Chiesa annuncia incessantemente e che la celebrazione annuale del Natale intende riproporre con forza. Il Signore verrà senza dubbio come il giudice dei vivi e dei morti per il giudizio di salvezza e di condanna. ( A.Fusi)

Lettura: Isaia 45,1-8; Salmo 125; Epistola: Romani 9,1-5; Vangelo: Luca 7,18-26.