Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

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venerdì 20 novembre 2009

159 - 2° DOMENICA DI AVVENTO - AMBROSIANO

San Giovanni Battista,
Duomo di Milano, vetrata del XVI secolo
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Questa seconda Domenica di Avvento (di rito ambrosiano) ci fa guardare alla venuta nel mondo di Gesù, il Figlio di Dio, per predicare il Vangelo del Regno, nel quale tutti i popoli sono chiamati a entrare.

Il testo riporta buona parte dell’introduzione del Vangelo secondo Marco (1,1-15) che riferisce in modo originale, rispetto agli altri evangelisti, gli inizi dell’attività missionaria di Gesù, intesa come "vangelo" ossia predicazione del "lieto messaggio" che è il Regno di Dio. In particolare dopo il titolo viene riportata una citazione biblica composta da vari riferimenti scritturistici come Malachia 3,1; Esodo 23,20 e Isaia 40,3, applicata a Gesù e idonea a introdurre la figura di Giovanni intesa come "precursore". I vv 4-6 riferiscono dell’attività del Battista incentrata sulla predicazione del "battesimo di penitenza" dell’enorme successo tra il popolo e del modo di vivere di lui. I vv 7-8 costituiscono come un saggio sintetico della predicazione propria del Battista orientata a "Colui che viene", e, dunque, a Gesù.

I testi biblici vanno letti nel contesto della celebrazione liturgica in atto, vale a dire il tempo dell’Avvento che ci prepara a celebrare, nel Natale, la "prima venuta" del Signore "nella carne" quindi nella fragilità e nell’umiltà e, insieme, tiene desta la consapevolezza che lo stesso Signore tornerà, alla "fine dei tempi" "con potenza e gloria".

Il tempo che intercorre tra la prima e la seconda venuta è il tempo dell’annuncio e della predicazione del Vangelo "di Gesù Cristo, Figlio di Dio", ovvero del Vangelo "che è Gesù Cristo, Figlio di Dio", venuto nel mondo per attuare il disegno di universale salvezza (Epistola) e che i Profeti avevano già annunziato (Lettura).

La Lettura, nel brano del profeta Isaia, riferisce le sorprendenti parole di Dio che manifestano un suo progetto davvero impensabile e difficile da credere: Dio vuole unire a sé con lo stesso legame che lo unisce a Israele, Egitto e Assiria, due popoli idolatri e nemici spietati di Israele: «In quel giorno ci sarà una strada dall’Egitto verso l’Assiria, l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria, e gli Egiziani renderanno culto insieme con gli Assiri» (Isaia 19,23).

L’Apostolo Paolo riconosce che tale mirabile disegno si è compiuto in Cristo e avverte, perciò, l’insopprimibile impulso a predicare a tutte le genti le «imperscrutabili ricchezze di Cristo», mediante il quale tutti hanno la possibilità di "accedere" a Dio stesso (Efesini 3,8.12). Il Vangelo è proprio questo: Gesù è venuto nel mondo perché tutti abbiano accesso a Dio o, per usare l’immagine proposta in questa domenica, perché tutti diventino "figli del Regno".

Questo è l’annuncio che l’Avvento fa risuonare nella Chiesa perché si ravvivi anzitutto in essa la consapevolezza di essere chiamata a diventare nel modo, al pari del Battista: «voce di uno che grida nel deserto» (Marco 1,3), il cui messaggio è incentrato sull’urgenza della «conversione per il perdono dei peccati» e che concretamente si attua in un riorientamento da sé a "colui che viene". Egli non solo "è più forte" del Battista (v 7) perché in grado di sollevare l’uomo dal male che lo opprime, ma nel Battesimo "in Spirito Santo" (v 8) immerge chi si converte a Lui e al suo Vangelo nella potenza salvifica della sua Pasqua.

La predicazione e l’opera di Giovanni ebbero grande successo nel popolo anche per la testimonianza di vita da lui offerta (v 5-6). Così è per l’opera evangelizzatrice della Chiesa. Accorreranno tutti a essa se la riconosceranno come Chiesa "di" Cristo e dunque attenta a uniformarsi a Lui nel suo essere e nel suo agire per Lui. (A.Fusi)

Prima Lettura: Isaia 19,18-24; Salmo 86; Epistola: Efesini 3,8-13; Vangelo: Marco 1,1-8.

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