Parrocchia S. Gerolamo Emiliani di Milano - Blog

Il Blog "Insieme per..." vuole proporre spunti di riflessione e di condivisione per costruire insieme e fare crescere la comunità della parrocchia di San Gerolamo Emiliani di Milano, contribuendo alla diffusione del messaggio evangelico.

venerdì 13 novembre 2009

153 - 1 DOMENICA DI AVVENTO - AMBROSIANO

Il brano evangelico riporta quasi completamente il discorso di Gesù riguardante le "realtà ultime" (21,5-38) pronunciato nel Tempio davanti alla folla dei frequentatori e ai discepoli. Esso è occasionato dalle parole di ammirazione per la bellezza e la magnificenza del Tempio, di cui Gesù profetizza la totale e definitiva distruzione (vv 5-6) e si può così suddividere: vv 7-11 Gesù mette in guardia dai sedicenti "profeti" ed esorta a non terrorizzarsi per le dure vicende della storia; vv 12-19: con franchezza annunzia per i suoi la persecuzione anche violenta e li esorta a "perseverare" nella fede; vv 25-28 con linguaggio proprio dell’"apocalittica" parla della venuta del "Figlio dell’uomo".

Il brano evangelico ha al centro proprio l’annunzio della parusia, un termine del vocabolario cristiano che indica la "venuta finale", "con potenza e gloria grande" (v 27) del "Figlio dell’uomo" ossia di Gesù il Risorto! La parusia, pertanto, coincide e segna la fine di questo mondo! L’Avvento che è essenzialmente il tempo liturgico in preparazione al Natale, ovvero la "prima venuta" del Signore nell’"umiltà della carne", è anche il tempo destinato a tenere desta nel cuore della Chiesa e dei credenti la consapevolezza che il Signore "verrà di nuovo nello splendore della gloria" (Prefazio).

L’evangelista, tramite il linguaggio a tinte forti proprio dell’"apocalittica" (=genere letterario che mediante il ricorso a immagini e a visioni catastrofiche e terrificanti suole veicolare il sopraggiungere del giudizio finale di Dio che punisce i malvagi e premia i buoni), rintracciabile ai vv 10-11 e specialmente ai vv 25-28 dove si parla di caotici sconvolgimenti che interessano simultaneamente tutto il creato (cieli, mari, terra, uomini), vuole mettere in evidenza la certezza della parusia del Risorto. In essa si compie ciò che i Profeti annunziano a proposito del "giorno del Signore", che «viene come una devastazione da parte dell’Onnipotente… per fare della terra un deserto, per sterminare i peccatori» (Lettura: Isaia 13,6.9).

Ma a ben guardare a Gesù preme sottolineare che la "venuta" del Figlio dell’uomo non deve fare paura ai credenti. Anzi. Essi che normalmente sono come piegati dalle continue prove della vita e soprattutto dalle inevitabili persecuzioni anche violente e mortali a cui vanno incontro proprio perché suoi discepoli (vv 12-17), ora, davanti al Signore che "viene", sono invitati a risollevarsi e ad alzare «il capo, perché la liberazione è vicina» (v 28).

La parola evangelica, inoltre, ci fa capire ricorrendo ai tragici avvenimenti dell’anno 70 d.C. che segna con la distruzione del Tempio (v 6) e dell’intera città di Gesusalemme (vv 20-24), la fine di Israele come "popolo", che la storia è contrassegnata "normalmente" da questi fatti anche atroci come le guerre (v 9), così come dalle calamità naturali spesso provocate dall’uomo. Davanti a tali situazioni il credente, mentre si guarda dal farsi ingannare da presunti annunzi di falsi profeti (v 8), presenti anche ai nostri giorni, si attiverà con intelligenza per cercare di sopravvivere ad essi (v 21) con la certezza che «nessun capello del vostro capo andrà perduto» (v 18). La nostra vita, infatti, è nelle mani sicure e invincibili del Risorto!

L’Avvento che oggi iniziamo, mentre ci dispone a celebrare convenientemente il Natale, mantiene viva in noi la consapevolezza che lo stesso Signore, riconosciuto con intima gioia nel Bambino di Betlemme, tornerà, alla fine dei tempi come Signore e giudice universale. Per noi, singolarmente presi, la "fine dei tempi" coincide con la nostra fine, con la nostra morte.

Il Vangelo con parola luminosa ci dice di "alzare il capo" in quell’ora in cui il Signore viene! Senza paura. E perché questo accada ci esorta a "perseverare" nella fedeltà, nell’obbedienza e nell’abbandono fiducioso alla sua parola, pronti a dare "testimonianza" di lui sempre, davanti a chiunque, in ogni circostanza (cfr. Luca 21,13).

Questa si concretizza, come avverte l’Apostolo, nel non farci complici del male e nel «non partecipare alle opere delle tenebre» ma, specialmente, nel "camminare nella carità" ovvero nell’impostare la nostra quotidiana esistenza come "dono di sé", sul modello di Cristo che «ci ha amato e ha dato sé stesso per noi» (Epistola: Efesini 5,2.11).

(A.Fusi)

Letture: Is. 13,4-11; Sal 67; Ef. 5,1-11; Lc. 21,5-28